Ciò che rende unica la cucina italiana nel mondo è senza alcun dubbio la bontà degli ingredienti e la maestria delle cotture. Aggiungiamo a questo un concetto che ci rende attrattivi e unici, la semplicità dell’offerta enogastronomica che va d’accordo con la nostra ricchezza culturale del mangiare e bere: non è vero (andrebbe detto ad altre cucine “complicate”) che mischiare e sovrapporre gli ingredienti sia sinonimo di successo, anzi. E’ “l’azzurro elementare” di cui parlava nelle sue poesie il grande e compianto Pierluigi Cappello.
Tale semplicità e freschezza all’estero è ancora più apprezzata dai clienti. E’ il caso di un’esperienza culinaria che suggeriamo ai lettori, quella a Maccheroni (calle García de Vinuesa 26 a Siviglia, in pieno centro a un passo dalla Cattedrale, frugale ed elegante). Citiamo un altro scrittore, Pennac, che ci aiuta a scoprire le carte: “In cucina succede come nelle più belle opere d’arte: non si sa nulla di un piatto se si ignora l’intenzione che ha portato alla sua creazione”.
E così a Maccheroni sono ritornato alla memoria dei sapori (le mie origini umbre ritornano sempre come onde implacabili): i sapori sono ricordi di un tempo che non c’è più, ma che si perpetua nel tempo, in altre mani e in altre facce. La crescia con i salumi tipici delle nostre terre non è solo una frugale offerta di benvenuto, esempio di quella semplicità che abbiamo evocato prima, ma è anche il ricordo delle nonne e delle madri, dei lavori laboriosi che le donne della casa facevano ogni mattina, quelli gastronomici in primis, e delle pianure tra le montagne dove i trattori esibiscono corone di aglio rosso, con i negozi di alimentari che riservano ai viandanti solo l’eccellenza, con la immediatezza delle trattorie che trovi in questi viaggi quotidiani, che servono le eccellenze senza complicarsi troppo la vita perché non serve.
Maccheroni, come potete constatare dalla carta, ha fatto scelte di qualità, l’essenziale e l’eccellente. Siamo lontani anni luce dalla complicata gestione (anche e soprattutto da parte del cliente) di menù con tremila offerte, con il solo scopo di soddisfare tutti. Qui si offre autenticità (la pasta fresca è fatta a mano ogni giorno, con farina ecologica) e il cliente deve solo fare lo sforzo di mettersi nelle mani dei ristoratori: come si faceva prima e come si deve. Non è necessario sottolineare la perfezione dei primi piatti, nel nostro caso, cannelloni con ragù di carne, o l’odore antico delle pizze, cotte in forno a legna e lavorate con impasto madre.
Potremmo aggiungere mille sensazioni, ma il segreto della cucina italiana, è ormai chiaro ovunque, sta nella materia prima e, sarete sorpresi, nella sottrazione: mai aggiungere, rispettare le peculiarità del prodotto fresco. Bisogna solo saper trattarlo e sceglierlo bene. Troppi complimenti a Maccheroni? Tutti meritati e, a giudicare dai commenti sui social media, condivisi. Incredibile trovare nel centro di Siviglia tale qualità e, per quanto ci riguarda, tornare indietro nel tempo. Allende diceva che “non c’è separazione definitiva finché c’è il ricordo” e così ho ricordato anche me stesso.