Intervista alla Dott.ssa Valentina Cannizzaro, preside del “Leonardo da Vinci”. Dopo una carriera da artista, diplomata al Conservatorio nel corso decennale di Pianoforte principale, una laurea magistrale in scienze educazione indirizzo storico filosofico, una laurea specialistica in psicologia clinica e dinamica, iscritta all’ordine degli psicologi, è stata insegnante e formatrice presso Miur su tematiche relative alla didattica digitale, alla psicologia dell’apprendimento, formatrice presso università su tematiche ascolto e life skills. Autore di testi sulla emigrazione abruzzese. Dirigente scolastico dal 2019-20, vincitrice di concorso.
D: Voglio ripetere ciò che hanno detto in molti: alla base di ogni società c’è l’istruzione dei giovani, forse il vero e unico motore per lo sviluppo delle dinamiche culturali delle “nuove” città.
R: Ai nostri ragazzi bisogna fare solo i complimenti perchè in un’epoca difficile, come quella della pandemia, in cui sono state tolte loro molte opportunità, hanno dimostrato veramente una grande resilienza.
Con quale stato d’animo sono “rientrati” a scuola?
Non ci sono stati casi di “dispersione”, anzi. Qui trovano un ambiente in cui possono esprimere le proprie potenzialità, grazie anche ad eccellenti docenti, alcuni fra l’altro, vorrei sottolinearlo – autori di pubblicazioni importanti, altri che insegnano anche all’Università. I ragazzi lo sanno e convertono questo apprezzamento in serenità.
Il vostro è un liceo rinomato per aver creato nuovi corsi e introdotto una metodologia d’insegnamento moderna.
Chi apprende da noi – e gli studenti sono oltre 1600 – non è mai un soggetto passivo, come ci insegnava John Dewey. A parte i tre indirizzi di studio tradizionali, quali Liceo Classico, Scientifico e Linguistico (che ha attivazione Esabac per italiano e francese e la sezione Cambridge per l’inglese), introduciamo novità didattiche come la Classe 3.0 che guarda al futuro – anche con comodato d’uso dei notebook per gli studenti -, la Curvatura biomedica, uno spazio d’apprendimento che orienta verso la scelta delle discipline sanitarie o il corso per il doppio diploma “americano”, riconosciuto anche negli Stati Uniti.
Quali sono le “connessioni” del Liceo con la città?
Molteplici. A parte le convenzioni in essere con le Università di Macerata e Camerino, con il Comune abbiamo vari progetti in corso: uno già aperto che riguarda l’educazione civica, un altro attivo a breve chiamato “Service Learning” in cui mettiamo a disposizione della città le nostre conoscenze. Per esempio, chi parla tedesco tra i nostri studenti può essere utile per le traduzioni o fornire qualsiasi tipo di assistenza in ambito culturale. Sarà utile anche per l’ambito turistico. Inoltre, un progetto a cui teniamo molto è quello relativo all’apertura di “Laboratori sensoriali”, nuovi spazi per finalità mediche o di recupero, in cui per la conoscenza si usano tatto, gusto, olfatto. Un’altra collaborazione di rilievo è quella con l’Università delle Tre Età, Unitre.
Crede che tali partnership vadanno sviluppate?
Ne sono convinta, anche per raggiungere il fine che da docenti ci siamo prefissi in questo “patto” con i nostri studenti: portare avanti i valori veri, quali tolleranza, rispetto per sè e per gli altri, onestà intellettuale e dignità. Condividere questi valori.