Vesprini: “Civitanova città da cartolina. Ha spazi che le consentiranno di diventare un museo diffuso”

Intervista a Vesprini, Urban Artist e Archigrafo

Una Civitanova a colori può essere più bella. Perché? Per i turisti o per chi ci vive?

Per entrambe le parti. Per chi ci vive, perché le opere dipinte al porto, nelle scuole e nei parchi della città creano nuove relazioni tra questi luoghi e le persone che quotidianamente li vivono.
Per i turisti, perché visitare una città a colori, oltre ad essere una nuova esperienza ottica densa di significati è sicuramente una meta attrattiva inusuale. Un Museo d’Arte Urbana è un monumento contemporaneo che si inserisce perfettamente nelle complesse maglie del tessuto urbano. Civitanova Marche è una città fatta da una collettività di eventi che si condizionano reciprocamente, tra questi c’è senza dubbio Vedo a Colori.

Che idee ha per “rimodernare” la città? Quali potrebbero essere i prossimi passi per renderla più “accogliente” a livello visivo?

Sicuramente continuare con interventi di arte urbana sempre più inclusivi. Spingere la ricerca verso il tatticismo urbano nelle aree più periferiche, architetture leggere ed interventi paesaggistici. Un accurato disegno del suolo con parchi tematici e un vero piano colore per il borgo marinaro così da rendere unico quel fazzoletto di storia a due passi dal porto. 

Dove sono stati fatti interventi ad oggi (sempre a Civitanova)?

Vedo a Colori – Museo d’Arte Urbana nasce nel 2009 partendo dall’area portuale, che rimane oggi il cuore pulsante di tutto il progetto. Negli ultimi anni ci siamo spostati verso le scuole, vero contenitore di culture, sottopassi, parchi ricreativi. L’obiettivo è di estendere il progetto in altre zone della città possibilmente di proprietà comunali e in ottica di riqualificazione. 

Ci parli di lei. A chi si ispira nel suo lavoro?

Sono nato nel 1980 a Civitanova Marche, dove vivo e lavoro. Mi occupo di arte urbana, sono un urban artist e mi piace definirmi archigrafico; dopo la mia prima laurea all’Accademia delle Belle Arti di Macerata ho frequentato la facoltà di Architettura di Ascoli Piceno unendo così le mie due grandi passioni: grafica e architettura che sviluppo ed unisco nell’ambiente urbano. Sono ideatore e direttore artistico del progetto “Vedo a Colori-Museo d’Arte Urbana” al porto di Civitanova Marche e del festival di Arti Visive Tabula Rasa.

Dal 2005 espongo costantemente i miei lavori in gallerie nazionali ed estere e negli anni ho realizzato importanti progetti creativi per clienti come Ikea Italia, Bruno Barbieri, Pinacoteca Civica di Ancona, Il Sole 24 Ore, Enel, Rag&Bone NYC, EA Sport FIFA22 e molti altri. Nel 2013 dopo anni di ricerca e organizzazione fondo lo studio creativo Asinus in Cathedra. Nel 2020 ho aperto un nuovo spazio nel cuore del borgo marinaro di Civitanova Marche dove convivono al suo interno un laboratorio di letterpress e stampa d’arte, uno studio di progettazione grafica e nel prossimo futuro anche di architettura. Mi piace stampare manifesti tipografici con antiche presse e tirabozze che ho recuperato da antiche tipografie ormai in disuso. 

I caratteri mobili rappresentano una memoria storica che va salvaguardata, una tradizione antica che può essere anche rinnovata guardando al futuro. Lavorare con le lettere per me è stato sempre importante a partire dal writing, disciplina che ho praticato per dieci anni a cavallo degli anni ’90. Le mie fonti di ispirazioni sono tante, leggo molti libri di arte e architettura, guardo con interesse i maestri del Novecento, le avanguardie, la Bauhaus, la land art americana. 

In che direzione (urbanistica, estetica) sta andando Civitanova? 

Civitanova Marche ha un grande potenziale di crescita. Ci sono zone che se pensate in maniera organica possono portate la città a dialogare con i grandi centri italiani. Il mio interesse guarda ai molti spazi abbandonati o in disuso e al loro riuso creativo. Spazi che hanno un potenziale altissimo e che sono occasioni preziose per ripensare la città senza la necessità di costruire. È fondamentale l’operazione di riqualificazione dei parchi e l’interessante progetto di prossima realizzazione pensato dal Politecnico di Milano per il Varco sul Mare. C’è ancora tanto da fare ma credo che con impegno e fiducia verso le nuove competenze Civitanova cambierà in meglio la sua cartolina.

Ha qualche suggerimento da dare per migliorarla?

Prendere l’operazione Bilbao come città di riferimento. Bilbao è l’esempio di come con l’impegno costante della politica locale (e non solo), degli abitanti e dei professionisti specializzati, si possa ridare dignità ad una città apparentemente “vuota”. Da luogo prettamente industriale a città moderna, culturalmente sana e turistica praticando azioni mirate volte a rigenerare attraverso la cultura, l’ambiente e la socialità. Investire molto sulla creatività e creare un polo museale innovativo. La immagino così la mia Civitanova, aperta al futuro, in grado di migliorare la qualità della vita creando nuove attività economiche e culturali. 

Come si è sviluppata la sua collaborazione con l’amministrazione? E’ nata da una visione filosofica comune dell’arredo degli spazi?

E’ nata dalla fiducia verso le mie capacità di veduta organizzativa nell’ambito artistico. Tratto temi molto contemporanei e non è detto che vengano subito recepiti. Ho proposto alcune migliorie a progetti già in essere e tramite colloqui preparatori tra più assessorati sono passato subito alla pratica, fondamentale in questi campi culturali. Il fare è stato il motore con il quale ho spinto progetti che hanno portato Civitanova alla ribalta nazionale, in primis Vedo a Colori che dopo 11 anni di lavoro ha trasformato il porto in un nuovo centro per tutti migliorando la percezione dell’ambiente innescando tutta una serie di reazioni e relazioni positive. Da qui l’idea di tracciare un percorso curatoriale serio che guarda a tutta la città come un grande museo diffuso, unico nel suo genere. 

Ha una sua squadra che vuole ringraziare? E un sogno nel cassetto?

Ringrazio tutti i mie collaboratori che da anni sostengono e supportano le mie idee. Li trovate tutti nel sito ufficiale di Vedo a Colori, qui rischierei di dimenticare qualcuno. Loro sono il motore di questi eventi che nascono dal singolo ma si propagano per la collettività. Un sogno nel cassetto? Ne ho diversi, uno su tutti poter raccontare 20 anni di arte urbana in un libro. Chissà…. (foto Vesprini da www.streetness.it)

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