Joe Biden, alle soglie di quella che può essere una nuova guerra mondiale, fa i distinguo. Il presidente americano che si interroga su “incursioni minori” e maggiori dell’Ucraina da parte della Russia (se “minori” dice che la risposta occidentale forse sarà meno compatta), dimostra che chi deciderà sul futuro dell’area sarà Putin.
Nonostante le smentite di una invasione imminente, le truppe russe si stanno ammassando alla frontiera. Arrivare a Kiev potrebbe durare meno di una settimana. E da nord dell’Ucraina ci sono quelle che ufficialmente sono “esercitazioni congiunte” di Russia e Bielorussia: in realtà la tenaglia militare con cui sorprendere il mondo indeciso sul da farsi è già pronta.
Sbalorditi gli ucraini sul mancato appoggio americano (poi Biden si correggerà): “vorremmo ricordare alle grandi potenze – ha twittato Volodymyr Zelenskyj, il presidente ucraino – che non ci sono incursioni minori, o piccole nazioni o vittime minori o sofferenze minori”. Capita l’antifona, Biden ha subito aggiustato il tiro, affermando che “se qualunque unità russa attraversa il confine ucraino, quella è un’invasione… Nel caso, la Russia pagherà un prezzo pesante”. Ci credono in pochi, al momento. I
l segretario di Stato americano, Antony Blinken, va in giro a catturare appoggi e consensi e a tenetare di unire gli intenti americani con quelli di Nato e Unione Europea. Si incontrerà oggi a Ginevra con Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo. Con i tedeschi Blink ha quasi raggiunto l’accordo di bloccare nel caso il prezioso progetto del gasdotto Nord Stream 2. Con Lavrov gli Stati Uniti discuteranno sulla loro richiesta di blocco dell’espansione Nato a Est e sul ritiro di missili e soldati Usa dai Paesi che confinano con la Russia. E’ guerra fredda, come da sempre. Ma l’instabilità politica di queste ultime settimane, il nodo delle due regioni separatiste e contese del Donbass, sì anche l’abulia di Biden, preoccupano il mondo.