Sarebbe ora di dimettere la politica dagli ospedali. La Sanità è ormai diventata nei giornali argomento di discussioni appassionate, proprio come la Nazionale di calcio o il Grande Fratello Vip. Colpa della pandemia, che in due anni ha reso tutti esperti, così come quando si giocano i Mondiali sono tutti allenatori. Il virus, giunto al sesto attacco, fortunatamente fa meno danni di quanti ne siano stati preventivati e se le statistiche regionali sono esatte di 256 posti in terapia intensiva “solo” 56 sono occupati, il che fa escludere, al momento, una riapertura del Covid Hospital.
In queste ore le critiche alla gestione (regionale, comunale) non sono sull’emergenza pandemia, ma sulle carenze di personale al Pronto Soccorso. Nella bagarre elettorale da sinistra incolpano e le istituzioni preposte rispondono che poco si può se è difficile sostituire chi si contagia, magari da non vaccinato. E’ evidente che tutti vorrebbero far parte della Sanità più efficiente del mondo, primus inter pares se è vero che tutta l’Italia sta vivendo lo stesso problema.
L’assessore regionale, Filippo Saltamartini, ha annunciato che più che sopperire con due medici militari alle carenze di un’emergenza storica non può. E rivendica le scelte fatte, che sono le stesse di molte Regioni. La politica a volte è circolare: chi non voleva ieri il Covid Hospital oggi lo chiede, chi non aveva bisogno di un ospedale vicino ci si è affezionato (anche politicamente).