(articolo di Maurizio Verdenelli) – “Pi-cas-so! Pi-cas-so! Un suono di nacchere, un seduttore flamenco (ora lo so) ad accompagnare quel ritmo: io, scolaro di 7 anni, mi figuravo. Tutto nacque sui banchi delle elementari di Potenza Picena, quando il maestro ci introdusse alla conoscenza dell’immenso maestro contemporaneo. Per il tramite di quella metrica nata dalla frantumazione del nome del padre del Cubismo analitico dopo essere stato un Genio contemporaneo del Figurativismo. Per me il grande Pablo era sì pittura altissima ma pure musica ed anche fotografia. Era ed è mescolati il classico ed insieme il jazz di Satie, l’acciaio dorato di Straviskij. E’ Picasso, anzi Pi-cas-so!”.
E’ un fiume in piena Raffaele Curi, che divide il cuore tra Roma e la sua Potenza Picena, direttore artistico della fondazione Alda Fendi Esperimenti, dove dal 15 scorso è esposto (lo sarà fino al 15 maggio) per la prima volta in Italia uno dei capolavori cubisti di Picasso: “Giovane donna”, dipinto nel 1909 a Parigi, 8 anni prima di fare il suo ingresso come un imperator vittorioso in via Margutta dove avrebbe operato per 12 mesi.
Un grandissimo evento culturale ed artistico che sta focalizzando ora l’attenzione dei grandi media italiani (ieri un servizio sul Tg1 serale) e che vede Curi artifex dello stellare allestimento, lui ‘re dei salotti della Capitale’ ancora sul palcoscenico insieme con Alda Fendi. E parliamo dunque dell’installazione ideata e realizzata da Raffaele, l’Immaginifico: capolavoro nel capolavoro. Una fiesta sivigliana per celebrare i fasti romani del Pittore più grande tra i due secoli nostri!
Si parte da un’avvolgente videoproiezione delle prove dello spettacolo “La Templanza” del Ballet Nacional de Espana: il pubblico si trova immerso nella coreografia di Miguel Angel Berna, tra ritmi di nacchere e vivaci indicazioni impartite ai danzatori per arrivare alle immagini di Parade, il balletto in un atto del 1917 della Compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev, con musica di Erik Satie, soggetto di Jean Cocteau, coreografia di Leonide Massime, programma di Guillaume Apollinaire. Direzione artistica firmata da Pablo Picasso: suoi il sipario, le scene, costumi!
Ma c’e’ pure molto delle Marche in questa operazione straordinaria che vede a l’Ermitage di San Pietroburgo e il romano Palazzo degli Artisti (il rhinocetos che s’affaccia sull’Arco di Giano) per la terza volta partners in prestiti straordinari dopo l’Adolescente di Michelangelo e San Pietro e San Paolo di El Greco.Con Curi, che negli anni 80 lanciò in un biennio la stagione artistica allo Sferisterio (do you remember la Boheme di Ken Russell?) c’è la mecenate Alda Fendi, nuova Gertrude Stein per restare a Pablo, premio Svoboda by Abamc, a Macerata. Citta’ cui Alda è per i buoni uffici del suo immaginifico direttore artistico, affettivamente legata.
Alla presentazione su invito il giorno di San Valentino hanno poi presenziato tre grandi maceratesi ad honorem, amicissimi di Raffaele. Dante Ferretti (il superpremiato scenografo nel capoluogo e’ nato per poi onusto di gloria cinematografica ne ha ricevuto le chiavi) e la moglie Francesca Lo Schiavo: sei Oscar in due! Con loro Vittorio Sgarbi, già sindaco di San Severino Marche, il quale chiese inutilmente di accettare la carica di assessore a Curi. Che conosce sin dalla fine degli anni 60 quando Raffaele venne dichiarato il miglior diplomato alla scuola d’arte drammatica ‘D’Amico’. E per questo scritturato 50 anni fa da Vittorio De Sica nel cast de “Il Giardino dei Finzi Contini”, vincitore di un Oscar.
Sì! naturalmente al Vittorio regista; no con dispiacere (su consiglio materno) al sindaco Vittorio, da parte di Raffaele.Regista quasi alla maniera di Russell 84 in Arena a Macerata ha contaminato cinematograficamente la rhinoceros gallery intorno al ‘pittorissimo’ che fece di Fernande Olivier, la sua amante ritratta nell’olio esposto da martedi’ scorso, quasi una divinita’ oggetto di un culto misterioso. Ed ecco allors intorno a Pablo e al Cubismo, Curi ha costruito un contesto scintillante con videoproiezioni (il concerto di nacchere del Ballet nacional de Espana), il Flamenco e la storicizzazione per via fotografica di un’Età dell’Oro che più forse non tornerà. Un focus dunque sull’amicizia tra Picasso e Raf Vallone.
Nella corposa documentazione, una foto cult su tutte. Il celebre pittore con Jean Paul Sartre, Jacques Prevert tutt’intorno all’attore in camerino a Parigi dopo il successo di “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller. Una foto all’interno di una gallery scoop, by Curi offcourse. “Grazie al figlio di Raf Vallone, il mio amico Saverio” sussurra Raffaele, il marchigiano più adorato e coccolato di Roma.