L’unità europea è a rischio, almeno secondo quanto ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. “C’è un leader che sta chiedendo un referendum nel suo Paese per proporre ai cittadini che a dicembre non si rinnovino le sanzioni contro la Russia”. E’ scontato a chi si riferisca, ma Borrell sbaglia sia materia (non è infatti un referendum, quello che si terrà in Ungheria, ma un parere da parte dei cittadini su una questione tanto delicata) e soprattutto timing.
La sua dicharazione contro Orbán arriva nel momento in cui l’Ue vuole far pressioni evidenti sull’Ungheria (come peraltro ha sempre fatto). La Commissione europea, che tiene bloccati 7 miliardi e mezzo di finanziamenti per supposte “violazioni dello Stato di diritto”, ha proprio ieri “concesso” una proroga al Paese magiaro per le riforme anticorruzione.
Straordinario il tempismo della Ue. Entrambe le “pressioni” arrivano proprio nel momento in cui il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, va a Mosca per partecipare alla Russian Energy Week e dichiara, dopo aver incontrato Gazprom: “Siamo qui per due motivi: vogliamo un cessate il fuoco immediato e negoziati di pace e garantire l’approvvigionamento energetico dell’Ungheria non solo per questo inverno ma anche per gli anni successivi”. Una dichiarazione di buon senso che però all’Europa, come il resto peraltro, non va giù.