E’ da mezzo secolo, da quando eravamo studenti liceali, che la sinistra afferma urbi et orbi che la Cultura è di sua proprietà. Gli scrittori, i filosofi, i cantautori, gli artisti in genere, quelli buoni s’intende, sono di sinistra, mentre gli illetterati, la gente priva di qualsiasi spessore culturale, è di destra. Ezra Pound, per fare un esempio di un altissimo letterato, raffinato e colto, innovatore, dalla scrittura sublime, nelle librerie era spesso introvabile perchè qualcuno aveva deciso che non bisognava leggerlo, negli anni d’oro dell’omologazione culturale a sinistra. Pound non era amato dalla cricca che contava.
A Civitanova in questi giorni la sinistra prova a riprendersi la cattedra perduta, volendo insegnare al sindaco come spendere i soldi negli avvenimenti culturali. Popsophia, ad esempio, non piace e quindi i soldi spesi nella manifestazione, secondo l’opposizione, sono spesi male (nonostante gli ottimi risultati di pubblico e l’enorme ritorno mediatico). Come sottolinea Ciarapica riferendosi a chi contesta, “l’approccio è quello di chi eticamente sembra porsi al di sopra degli altri”.
La sinistra, e per questo perde e riperde, è da sempre convinta di essere superiore intellettualmente, francamente non si capisce bene per quale motivo. L’ha detto la Storia filosofica e letteraria? Non ci risulta. A sinistra ci sono poeti e artisti più capaci? Anche questa è una menzogna. Ma chi le ha create queste categorie? La sinistra stessa, nell’orgoglio, mai smesso, di autocelebrarsi. La Cultura è nostra. Solo noi sappiamo selezionare e separare il buono da cattivo.
A forza di autocommiserarsi, la cultura di sinistra oggi è appiattita, il contrario di ciò che dovrebbe essere: non difende più le classi meno abbienti, che infatti non la votano, è atlantista nel senso che ormai ciò che dicono da oltreoceano è legge, è subalterna alla Nato e all’Europa e al suo unico pensiero, il politically correct. Insomma, è terribilmente noiosa e fuori tempo.