Addio a Hans Magnus Enzensberger, lo scrittore controcorrente che ha innovato la letteratura tedesca

L’artista che meglio di chiunque ha spiegato al mondo le distonie della ricostruzione postbellica tedesca se n’è andato a 93 anni. In pochi hanno avuto la lucidità ironica e disillusa di Hans Magnus Enzensberger nel raccontare i tempi: forse i suoi amici del Gruppo 47 Günter Grass, Martin Walser, Ingeborg Bachmann. Poeti e scrittori senza paura, che hanno testimoniato al mondo quanto fosse difficile dimenticarsi del nazismo e come l’impetuosa crescita economica portasse con sè l’omologazione della Cultura, la sua manipolazione attraverso i media.

Sciolta la rabbia per un passato così pesante nelle prime opere, in “Difesa dei lupi” e “Lingua nazionale”, Enzensberger ha sempre rivendicato l’unicità della poesia e la sua valenza rivoluzionaria, come “resistenza al mondo amministrato”. 

Nella sua opera forse più riuscita, i 33 canti de “La fine del Titanic”, ci rende evidenti i limiti e fallimenti della tecnologia: “Erano rosi da paure diverse/ dalle sue, e da altre speranze./ Rimasero lì in piedi, pazienti,/ con i loro zaini, i loro rosari,/ i loro bambini rachitici,/ dietro alle barriere, gli fecero largo,/ lo ascoltavano, rispettosamente,/ e attesero, finché non affondarono”.

Il ruolo marginale a cui è stata relegata la letteratura non è però, per Enzensberger, motivo di sconfitta. Per lui il dovere di ogni artista “è quello di sottrarsi ad ogni compito politico e di parlare per tutti proprio nel momento in cui non parla di nessuno: di un albero, di una pietra, di ciò che non esiste”. La critica della società e della cultura che la sottende è in “Mediocrità e follia”, in “Zig zag” e in tutti i suoi saggi. “Mausoleum”, “La fine del Titanic” e “La breve estate dell’anarchia” sono forse i suoi capolavori, oltre al popolare “Il mago dei numeri”. Altre opere tradotte in italiano sono “Considerazioni del signor Z”, “Josefine e io”, “Hammerstein o dell’ostinazione”, “Tumulto”. 

Uno scrittore con una straordinaria attenzione al tempo in cui ha vissuto. Nella sua “In Memoriam” scrive: “Dunque, per quanto concerne gli anni Settanta/ me la sbrigo in due parole./ Il servizio informazioni dava sempre occupato./ La miracolosa moltiplicazione dei pani/ si limitò a Dusseldorf e dintorni./ La notizia spaventosa corse su nastro,/ venne registrata e archiviata.// Senza opporre resistenza, tutto sommato,/ gli anni Settanta si sono ingozzati/ e gli è andata di traverso,/ nessuna garanzia per i posteri,/ turchi e disoccupati./ Che qualcuno li ricordi con indulgenza,/ sarebbe pretendere troppo”.

Nato nel 1929 a Kaufbeuren, nel sud della Germania, espulso dalla Gioventù hitleriana per comportamento ribelle, studi in Lettere e Filosofia, fondatore della rivista culturale “Kursbuch”, uomo sommamente libero, Enzensberger se n’è andato ieri a Monaco di Baviera.  

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