Su un territorio soggetto a frane e alluvioni, come si è potuto continuare a costruire? E per giunta senza autorizzazioni, sperando in un condono che prima o poi arriverà? E’ tutta in queste domande, nell’impossibilità (non si sa per quale motivo) di agire subito sulle case illegali abbattendole e nei permessi concessi “a manica larga”, che sta la strage di Ischia, che non sarà l’ultima purtroppo.
L’abusivismo edilizio è merce di scambio elettorale, lo sanno anche i muri. A Casamicciola, la località colpita dalla tragedia del monte crollato, che oggi piange le sue 12 vittime, una casa su due è abusiva. Molte delle costruzioni realizzate negli ultimi anni non avrebbero dovuto esserci, perchè i vincoli idrogeologici sono chiari.
Quattro anni fa, in occasione del decreto per la ricostruzione del ponte di Genova, fu concesso ai proprietari di case a Ischia, inserita in quelle norme dopo il terremoto del 2017, di sanare gli abusi edilizi: le richieste furono un’enormità, circa 28mila. E continuarono a edificare, con materiali scadenti, in sprezzo ai vincoli, alla vicinanza al mare, alla posizione. Chi si stupisce oggi se accadono simili tragedie? L’assenza di manutenzione del territorio poi è una delle cause dei dissesti.
Chi ha una casa in area a rischio potrebbe anche spostarsi – c’è una legge apposta della Regione Campania – e aumentare gli spazi della nuova abitazione del 50%. Neanche questo è servito. Se il ministro forzista dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, vuole “mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano fare”, parte della maggioranza del nuovo Governo va in direzione opposta: stanzieranno altri fondi per la sicurezza? Un piano straordinario, magari con abbattimenti possibili in poco tempo e non in decenni come sta accadendo ora?