“Si dice che siano le anime del passato a favorire il ritrovamento di una certa documentazione, a suggerire deduzioni e ricostruzioni epocali fino ad allora impensate”. Ci vogliono la forza del ricercatore, la cura dell’appassionato, la pazienza dell’entomologo nella classificazione, la cultura di chi deve ricostruire, nel modo più esatto possibile, lo Zeitgeist di tempi lontani. Solo una persona attenta ai dettagli come il musicologo e scrittore Andrea Foresi poteva riuscire in un’impresa tanto difficile e compiuta: quella di trasformarsi in un viaggiatore attraverso le epoche per narrarci le origini dell’Annibal Caro, tempio pagano dello svago culturale civitanovese, ma non solo.
“Un teatrino portato a miglior forme” (seconda edizione, WriteUp editore) è la meticolosa e divertente storia delle alterne fortune – dall’inaugurazione dell’estate del 1872 al 1935 – di quel palcoscenico creato dalla struttura lignea dell’allora Palazzo Priorale (da luogo di rappresentazioni operistiche o di prosa fu poi addirittura sala da ballo e “cinema” e anche luogo di spettacoli di varietà).
Il libro è il racconto anche di un’esigenza, quella della creazione di una “piazza”, quale poteva essere l’Annibal Caro, per “guardare ed essere guardati”. Le pagine del “viaggiatore” Foresi ci fanno conoscere nel dettaglio i costumi di quei decenni, le persone improbabili che gravitano attorno al teatro, bisogni e pretese dell’epoca. Lo stesso libro è una rappresentazione teatrale e una sceneggiatura, scritta con un rigore storico e documentato di rara efficacia.
Ed è proprio questo studio “matto e disperatissimo” di leopardiana memoria che ha mosso l’appassionato autore, costretto a peripezie per farci conoscere una verità, cioè la storia del teatro caro ai civitanovesi. Un lavoro “in uno stanzone dalle volte a botte, gelido in inverno e torrido durante la stagione estiva, dove il tempo sembrava scorrere al rovescio” maneggiando “documenti polverosissimi e il più delle volte in completo disfacimento”. E’ per questa volontà del vero, oltre che per la qualità dell’opera, che dobbiamo ringraziare l’autore.