(articolo di Maurizio Verdenelli) – In queste ore le tv di tutto il pianeta l’hanno fatto più e più volte ammirare (naturalmente un po’ meno in Italia) a milioni e milioni di persone. E’ il gol ritenuto, al pari di quello alla Svezia ai Mondiali del ’58, il più bello di Pele’ tra i suoi 1281 realizzati nel corso di una carriera senza uguali nello sport più popolare del mondo. E’ il colpo stellare di testa che annichilì la difesa più forte di quel mondiale del giugno 1970, ai mondiali del Messico, cui l’Italia di Riva-Rivera (“arriva la bufera” cantavano i tifosi) aveva avuto accesso dopo il leggendario 4-3 all’Azteca contro la Germania, che da solo valeva un titolo! Ricorda Angelo Domenghini: “Il Brasile, eppure fortissimo, aveva paura di noi!”.
Bastò tuttavia, e purtroppo, il ‘volo senza uguali di ‘O Rei a frantumare la ‘roccia’ Burgnich e rendere inutile il balzo disperato di Ricky Albertosi, che l’IFFHS ha posto al 32.posto assoluto tra i portieri nella Storia del Calcio (maiuscole, proto, per favore).
Fini’ 4-1 per la Selecao che dilagò nel finale sull’eroica Italia sfinita dalla ‘battaglia’ in semifinale. Ma di quel poker, si ha memoria principalmente del primo asso, la magia aerea del Re alla sua terza corona.
Da quel giugno di 52 anni e mezzo fa nacque una solida amicizia tra il n.1 azzurro e il n.10 ‘più grande’, colui che aveva rivoluzionato lo stesso concetto di football.
Dopo quella finale stellare che pose fine alla Coppa Rimet (nel senso che finì definitivamente negli archivi della nazionale verdeoro) Albertosi e Pelè si sono rivisti altre volte. Ed è nata un’amicizia. Vera, profonda. Incontri naturalmente fondati su partite revival all star. Ed ogni volta, si è ripetuta la scena cult presente ora nei millanta ‘coccodrilli’ delle tv di ogni Paese. Pelè esultante, Albertosi sconsolato a terra. Altro gol, altra corsa! Ed ancora e sempre “Ricky, sei un grande n.1 ma io ti farò sempre gol!!!”.
Sorrideva ripensando al sorriso gioioso e soddisfatto dell’amico, quando Albertosi me lo ricordava alcuni anni fa. Accadeva a Montecosaro (Macerata) a Palazzo Marinozzi, dove si celebravano gli ‘dei’ portorecanatesi del calcio: Luciano Panetti, il ‘Puma’ della Roma negli anni 50 reso celebre da Vittorio Gassman in un film famoso e il bomber Beniamino Di Giacomo, presente l’ex n.1 della nazionale azzurra in Messico.
Albertosi il giorno dopo era atteso a Porto San’Elpidio dal fraterno amico Walter Cassetta (la figlia Katiuscia e’ assessore alla Cultura a Macerata) che lo volle all’Elpidiense dall’82 all’84 quando poi il portierone lasciò l’attivita’ a 45 anni. Albertosi ricordava e di sicuro tuttora, quel momento top della sua vita e della sua carriera: “Da una sconfitta mundial, senza possibilità alcuna di rivincita per me, nacque l’amicizia con il più Grande che per me ha sempre avuto il sapore di un trionfo umano e personale. Grazie Pelè che è sempre nel mio cuore. E spesso ci sentiamo”. (illustrazione di copertina: Riccardo Cecchetti)