(articolo di Maurizio Verdenelli) – Poco meno di cento fotografie from Usa, GB, Canada, Polonia. Tutte originali scattate da organi ufficiali militari e da semplici soldati. I liberatori dei campi di sterminio di Dachau (la maggior parte), Bergen Belsen, Terezin, Ravensbruck e Treblinka. “Sono anni che raccolgo foto, documentazione ed oggetti riguardanti l’Olocausto per ricordare e riflettere” dice Luca Cimarosa, l’eccezionale studioso/collezionista cui si deve anche i musei delle due guerre che Loro Piceno, dove lui risiede, ospita. E che ha visto qualche mese fa un’ospite d’eccezione, l’ambasciatrice di Polonia in Italia, sen. Anna Maria Anders, figlia del generale liberatore delle Marche.
Cimarosa con Fabrizio Quattrini, presidente del Centro studi Montecosaresi e Vito Carlo Mancino, studioso della Shoah, collaboratore di ‘Progetto Memoria – Cdec’ ed operatore di Diritto internazionale umanitario è tra i curatori di un’eccezionale mostra inaugurata ieri a Montecosaro a Palazzo comunale: ‘La fabbrica della morte di Hitler’.
Col patrocinio di Regione, Provincia, Comune, Centro Studi ed associazione Combattenti e Reduci la rassegna resta aperta fino all’11 febbraio concludendosi degnamente con ‘Viaggio virtuale ad Auschwitz’ a cura dello stesso Mancino presso il teatro delle Logge. Che ieri, sold out in ogni ordine di posti, ha visto l’anteprima della mostra. Sul palco il sindaco Reano Malasisi ha concluso suggestivamente gli interventi: “Nel ricordo dell’orrore, occorre trovare la forza per combattere il male che insidia l’anima dell’uomo in ogni tempo”.
All’evento, oltre alle istituzioni, ha preso parte anche il comandante della GdF, la console di Polonia di Ancona, Cristina Gorajski e soprattutto tanti giovani.
In una rassegna perfettamente curata e storicizzata, oggetti originali al pari delle foto: bisacce e valigie degli internati, gli stivali delle SS fatti con capelli delle vittime (ebrei, prigionieri politici, testimoni di Geova, semplici disadattati, disabili, omosessuali, nomadi, emigranti, criminali comuni) armi ed unico in Europa un esemplare del famigerato sapone rif raccolto davanti alle fabbriche sperimentali messe in piedi dai nazisti. E di cui Cimarosa è riuscito anni fa a venire in possesso.
Tra la documentazione, l’elenco dettagliato dei cittadini della provincia di Macerata internati nei campi di sterminio. Centinaia e centinaia. Dal capoluogo, dall’Abbadia di Fiastra e da altri al confine (Colfiorito): quasi nessuno ha fatto ritorno.
L’eccezionale curatore ha messo a disposizione tutto ciò che ha raccolto in anni di ricerca. “Ad eccezione – ci rivela- di una foto, l’ultima acquisita in ordine di tempo. In questa si scorge la testa di un cadavere, un internato, grandemente rimpicciolita con particolare tecnica. In modo da ridurla ad un… fermacarte da scrivania per il comandante del campo di sterminio”.