“Lasciamo che i bastardi tremino”. Il linguaggio è facilmente riconoscibile. E’ quello dell’uomo di punta della propaganda sovietica, Vladimir Solovyev, uno talmente appassionato di Putin (dietro la firma di lauti assegni, ovvio) che al confronto l’Istituto Luce dei tempi fascisti era un media indipendente.
La star televisiva, dopo aver spiegato nelle trasmissioni passate ai suoi fans quanto ci mettesse una testata nucleare a distruggere le nostre capitali, ieri ha voluto minacciare il nostro Paese con frasi inequivocabili: “Attraverseremo di nuovo le Alpi, se necessario. Vedremo se a Milano ricordano come si baciavano le mani dei soldati russi”. Il riferimento è al generale Suvorov e alla sua campagna militare del 1799. “Se volete essere duri con noi, bastardi, sappiate che i russi partono lentamente ma poi corrono veloci”.
Il programma di Solovyev, autoproclamatosi giornalista, miliardario per meriti sul campo televisivo, viene trasmesso su Rossya 1. Nel giorno in cui Vladimir Putin ha firmato la legge che sospende, da parte di Mosca, il trattato Start sulla riduzione delle armi strategiche offensive, serviva qualche bella minaccia in stile sovietico. Una telefonata dal Cremlino e Solovyev doveva solo inventarsi un altro copione per reduci di guerra e fanatici di regime, i suoi più attenti telespettatori.
Se i russi dovessero decidersi ad “attraversare di nuovo le Alpi” lui probabilmente non parteciperà di persona: troppo faticoso. La sua villa sul lago di Como è stata, ahimè, recentemente oggetto di vandalismi e chissà perchè. Ma Solovyev è fiducioso perchè, come disse in un’altra sua celebre trasmissione, in caso di conflitto nucleare “i russi andranno in paradiso”. Quello in cui vive lui finchè Putin non decide il contrario.