E’ raro incontrare una persona coltissima ed entusiasta, in questo caso un diplomatico di lungo corso qual è Paolo Sabbatini Rancidoro, che al contempo abbia un linguaggio così attuale. Gli studenti della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Macerata, ai quali ha spiegato ieri cosa sia la Diplomazia culturale che lui stesso rende nota, in prima persona, in Italia e nel mondo ne hanno apprezzato la duttilità e il buonsenso, l’esperienza e l’umiltà. L’iniziativa è stata promossa dal Prof. Giuseppe Rivetti titolare della Cattedra di diritto tributario dell’Università di Macerata – Dipartimento di Giurisprudenza, e, in qualità di discussant, è intervenuto anche il Dott. Maurizio Petrocchi, ricercatore di storia contemporanea nello stesso Ateneo.
il prof. Sabbatini, già direttore degli Istituti Italiani di Cultura di Bruxelles, Il Cairo e Praga, è stato per lungo tempo tessitore dei rapporti con la Cina, a cominciare dagli anni ‘80 quando era Funzionario ONU a Pechino. E’ per questo che l’omaggio del diplomatico non poteva che andare a Padre Matteo Ricci, precursore delle relazioni internazionali e primo testimonial della Cultura italiana in quel Paese.
Professor Sabbatini, Diplomazia culturale è lo strumento per “vendere” l’immagine dell’Italia nel mondo? “Certamente ed è anche il soft power dei rapporti economici a venire. La Cultura va interpretata come coscienza del valore del Paese (declinata poi in scienza, tecnologia, ‘approccio’, enogastronomia). Siamo il Paese che dispone della Bellezza in maniera più cospicua. Farla conoscere, esportarla insomma, è un nostro dovere e un vantaggio anche e soprattutto economico per il Paese”.
Quarantadue anni di carriera internazionale (22 all’ONU e 20 al Ministero degli Esteri), Sabbatini è rimasto un grande innamorato delle Marche. 67 anni, originario di Porto Sant’Elpidio, ha studiato in Francia e alla Bocconi. E’ anche pubblicista e questo lo ha sicuramente aiutato nel difficile compito, in giro per il mondo, di capo delegazione e di funzionario di Stato. Per aver promosso la nostra Regione ovunque è stato insignito del premio di “Marchigiano nel mondo”. Chi più di lui? Ha viaggiato e operato in settanta Paesi, anche quando non si parlava di Diplomazia culturale (disciplina che ha appunto contribuito ad “importare” da noi).
Ma come “far viaggiare” la nostra Cultura? “Ho constatato – risponde Sabbatini – che vanno sia bene qualità che quantità degli eventi promozionali. Sbaglia chi ne fa uno solo. La promozione deve essere continuativa e a livelli qualitativi alti. Secondo me bisogna affidarsi al ritmo delle stagioni: quattro eventi all’anno e magari uno che spicchi sugli altri”. Bastano gli enti che abbiamo all’estero o andrebbero modernizzati? “Bastano e avanzano, a mio giudizio. Sono stato testimone in molti Paesi di come lavorino bene le nostre istituzioni”.
E nella lectio Sabbatini sciorina esempi agli studenti di Giurisprudenza di come la Cultura sia un brand e sia un efficente strumento di penetrazione in Paesi differenti da noi. Poi ci sono i fattori umani, imprescindibili. Nel caso del Perù di Fujimori, per esempio, che ha raccontato ai ragazzi; quando mezzo mondo ritirò gli aiuti e Andreotti, Ministro degli Esteri a quel tempo, decise di seguire l’intuizione di un giovane funzionario, Sabbatini appunto, che perorò la causa del “non muoversi” a livello diplomatico in quello Stato. La Storia ha poi detto che l’Italia da quella decisione ne trasse grandi vantaggi e il Nostro fu insignito del titolo di Grande Ufficiale al merito della Repubblica peruviana.