Un lavoro silenzioso, oscuro, sottotraccia, ma scintillante come una gemma quando esce alla luce. E’ il dovere dell’artista, del facitore dell’anima, fabbro che modella sottilmente la realtà che viviamo. “L’artista è nulla senza il talento, ma il talento è nulla senza il lavoro” scrisse una volta Emile Zola.
Parliamo di persone vere, autentiche, che della propria passione ne hanno fatto bussola della propia vita, come Sandro Bisonni, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere. “Molto attento alla lateralità, alla periferia” commentò dei suoi lavori il compianto critico Philippe Daverio, che di arte ne capiva più di tutti.
Bisonni, marchigiano di Appignano, laureato in Filosofia teoretica e già allievo ai corsi di estetica dell’indimenticato Giorgio Agamben attraverso il quale assimilò le mille problematiche del linguaggio, è oggi un artista planetario. I suoi lavori, “commistione tra reale e immaginario” come li definisce, sono apprezzati in tutto il mondo: “Tutto prese il via da Broadway Gallery e Agora Gallery dove mi invitarono tra il 2008 e 2009 dopo la mostra internazionale alla Galleria Mentana di Firenze. Un ottimo trampolino di lancio da sempre, e infatti gli americani artisticamente mi volelro bene subito”.
Da lì un’ascesa: dalle ispirazioni giovanili (Bisonni dipinge da quando era un adolescente) come Michelangelo, Van Gogh, Munch, “giganti” uniti non dallo stile ma dall’espressività forte, a, come dice lui, “una pittura destrutturata che mira a ridurre, con il linguaggio che si attesta alle composizioni elementari, all’essenziale, per captare le energie che attraversano luoghi e persone”.
Una forza quasi sovrumana, pur in un tratto schivo, sottende le opere di Bisonni, che oggi lavora sulle spinte individuali dell’Io. Un legame poi enorme con le nostre terre lo ispira. Il tentativo è quello “di portare linguaggi metropolitani, per così chiamarli, qui da noi”. Dove “c’è una solitudine affollata” che è poi la stessa vita di Bisonni: “Il nostro mondo artistico è un piccolo mondo in cui c’è poco dialogo. Poche le gallerie e i punti di riferimento, anche se quella degli artisti, di chi anche si esprime in silenzio e a parte, è una sorta di famiglia”.
Commenta Gianluca Crocetti, presidente della Commissione Cultura del Comune di Cvitanova, che lo ha sempre seguito: “Già dal 2012 abbiamo riunito il meglio di questi lavori in una mostra che era rilancio della Cultura non emersa fino a quel momento”.
Tra loro c’era anche Sandro. Che di collaborazioni ne ha avute molte, come quella a New York con Jane Freud, la pronipote del celebre Sigmund. Famiglia di pittori, quella del padre della psicanalisi: sempre alla ricerca, come Bisonni, del significato del linguaggio, dei mille linguaggi che rivestono il nostro Io e lo orientano nell’incerto futuro.