(articolo di Maurizio Verdenelli) – ‘Ad un vincitore nel gioco del pallone’. Titolo preveggente, prevedendo anche un gioco che ancora non esisteva se non nell’omonimia. Non football (errore in cui è caduto l’americano Galassi nella traduzione inglese) ma pallone al bracciale. Inoltre: il ‘garzon bennato’, l’invitto atleta non era certo l’argentino di Napoli Diego Armando Maradona, ma il treiese Carlo Didimi. Ed allora: chi è il vincitore recanatese nel gioco del pallone del secolo nostro? Perchè qui, a veder bene, non torna nulla: nè tempi storici, nè disciplina sportiva, ne’ campionissimi. Eccetto il riferimento principale: Recanati, città del Poeta. Che (cfr lo striscione degno d’essere storicizzato by Militello) per i tifosi della squadra di calcio in serie C non è piu’ Giacomo Leopardi. No, no: è Giovanni Pagliari da Tolentino. Ad appena un… cross da Treia e Recanati e ad un’ora d’auto (se fai la nuova superstrada) da Perugia dove Giovannino giocò in serie A alla corte dei Grifoni, regnante la Famiglia Ghini.
Domenica Pagliari è stato eversore (4-0) dell’Ancona approdata al ‘Nicola Tubaldi’ – con 1.500 supporters al seguito. Ed ora per la squadra costruita per il miracolo-salvezza, si aprono le porte dei play off, quelle stesse che resteranno serrate per il Siena causa problemi societari. Con chi se la dovrebbe vedere la Recanatese? Con il Gubbio, squadra umbra gemellata nel nome del patrono Sant’Ubaldo alla sopracitata Treia, la città di Didimi cantata da Giacomo Leopardi.
Un campionato davvero nel segno della superstar treiese del pallone (al bracciale)! Condotto con umiltà sapiente. Sin da quando, allora diciassettenne, Pagliari esortò il fotoreporter del ‘Messaggero’ (il mitico Pietro Baldoni) che ne aveva notato la velocità e la tecnica, a “non sprecare il rullino per lui”. “Ubriacante nell’area piccola, attaccante nato, astuto” lo definiva il suo scopritore, il maestro Tonino Seri, al quale Macerata ha dedicato di recente un bel campo-scuola, presente alla cerimona lo stesso ex allievo. E lo ‘storico’ ds della Maceratese, l’avv. Giancarlo Nascimbeni, lo ricorda all’esordio: “Entrato in campo, Giovannino fece perdere subito la testa al proprio marcatore, esperto e duro. Così tanto da sferrare un pugno sul petto di quell’irriverente ragazzino che non gli faceva vedere la palla”.
Pagliari tuttavia non molla mai, come noto. Ad majora, dunque piccolo, grande Giovanni da Tolentino, poeta pedatorio di Recanati, Grifone perugino che volò sul tetto del Calcio – C maiuscola, proto!