Lidio Berro è innanzitutto una persona colta. Nell’era, quella che viviamo, in cui la virtualità si è sostituita al concreto e reale, causando i danni che bene conosciamo, il fatto va sottolineato. Berro, originario di Montorio al Vomano, ha passato tre decadi della sua vita in Germania, a Berlino, dov’è stato a lungo il responsabile dell’organizzazione di eventi artistici e della diffusione della Cultura a Kreuzberg e Neukölln, due delle municipalità più importanti della capitale tedesca. Un’assessore ante litteram, non in un paesetto italiano sperduto, ma in una delle capitali del mondo.
E dunque, quando lo incontriamo, la prima domanda è: ma che ci fa a Teramo uno che ha “sdoganato”, a Berlino appunto, gli espressionisti tedeschi, che ha fatto conoscere ai tedeschi Picasso e Kandinsky con retrospettive ad hoc, che ha insegnato all’università a Potsdam? “Voglio mettermi a disposizione dei cittadini perchè da quando è entrato in politica Gianguido qualcosa è cambiato veramente”.
Gianguido è D’Alberto, l’attuale sindaco che si propone in questa tornata elettorale per il secondo mandato. “Mi è piaciuto molto il suo modo di lavorare. Ho visto materializzato il concetto di mettersi a disposizione della gente, ‘servire il popolo’ per usare un’espressione desueta ma vera”.
Berro non incarna lo Zeitgeist, lo spirito culturale del tempo “che si riflette nella letteratura, nella filosofia e nelle arti” come ci informa il dizionario. Questi sono tempi in cui la Cultura si maneggia diversamente: si chiama un personaggio, possibilmente urlante, due cariatidi di cantanti senza voce ma noti, e si affollano le piazze. Eventi spot e punto. Berro è di un altro parere: “Lo imparai a Berlino. La Cultura va considerata collegata in tutte le sue forme, dalle scuole all’ambiente, dall’Arte all’architettura. Va gestita in questa visione allargata. Ci vogliono gruppi di lavoro e condivisione”.
Quando giunse a Berlino, appena diciannovenne per seguire da vicino il Movimento studentesco di allora, Berro non sapeva neanche il tedesco. Ecco il suo secondo merito: si è fatto da solo. Ha lavorato nei cantieri, studiando allo stesso momento (si è poi laureato in Ingegneria elettrotecnica), e interessandosi al mondo delle mostre e degli spettacoli. Dove giunse per caso, quando la figlia di Charlie Chaplin, Victoria, nella capitale tedesca per uno spettacolo (“Le Cirque imaginaire”) aveva bisogno di una traduttore dall’italiano, che lei parlava, al tedesco.
Colta l’opportunità, Berro cominciò a collaborare con le istituzioni culturali, come il Centro internazionale del Disegno o il Festival del Film. Anni di fermento, quelli. Il muro non era ancora caduto e se non ci fossero stati distretti occidentali promotori di avvenimenti di ogni tipo come quelli di Kreuzberg e Neukölln Berlino sarebbe precipitata nell’apatia come tante altre capitali. Magari oggi sarebbe anche finita nel dimenticatoio, chissà. Nell’84 Berro si candida con l’SPD e prende 30mila voti. Diventa responsabile della Cultura di quei quartieri – vitali per la capitale – senza aver fatto campagna elettorale.
Semplicemente, credevano in lui. Berro portò le grandi mostre in città, “ma anche il cinema indipendente di Torino” come sottolinea oggi. Dopo un’epoca da protagonista all’estero, nel ’96 Lidio ritorna in Italia e ricomincia da capo con l’entusiasmo del neofita. “Una volta il premier Helmut Schmidt per avvertirmi mi disse: ‘Se vuoi diventare un politico italiano, devi essere un buon giocatore di scacchi’. Parole vere”.
E così Lidio Berro si è messo a disposizione della città, con la lista civica “In Comune con Te” voluta dal Presidente della Provincia, Camillo D’Angelo a sostegno del sindaco Gianguido D’Alberto, che sull’accordo tra Comune e territorio circostante vuole creare una filiera virtuosa. Continuerà con i “metodi tedeschi”, immaginiamo: condivisione, ascolto, gruppo.
“Sarebbe anche il caso di creare un’immagine moderna a Teramo: verdi e accoglienti, siamo gli unici ad avere un Parco Fluviale di otto chilometri. Siamo tra monti e mare, in una posizione ideale per qualsiasi turista. Ma per dirlo agli altri servono comunicazione e pubblicità” commenta Berro. Chi gliel’ha fatto fare, a 73 anni, di mettersi al servizio dei cittadini quando poteva vivere di “gloria” raccontando ai nipoti le mille cose fatte e create in Germania? E’ proprio in questo che la vita ci sorprende a volte. L’Italia è ricca di talenti e noi ce ne dimentichiamo quotidianamente.