A ogni cambio di governo, gli italiani devono assistere a uno spettacolo che non avrebbe neppure l’1% di audience. Il format in questione è il cambio di direttori, vicedirettori, caporedattori, anchorman, cronisti semplici e qualificati, da una rete Rai all’altra. Altri vengono addirittura cacciati da piazza Mazzini perchè non in linea con i nuovi “piani quinquennali”.
Anche il centrodestra non si è sottratto a questa consuetudine che allieta tutti, a parte i conti pubblici. Una lunga serie di nomine (il nuovo amministratore delegato sarà Roberto Sergio e direttore generale Giampaolo Rossi) e di trattative con giornalisti – che evidentemente dovranno dire qualcosa che non contrasti troppo (viva l’armocromia!) con quanto pensa l’attuale maggioranza.
Colloqui, segreti e non, che assomigliano molto al calciomercato o allo scambio di figurine Panini. Ciò che importa, in fondo, non è la qualità dell’informazione, ma che sia chiaro a tutto che il Raibaltone c’è stato. Spazio dunque a trasferimenti tra reti, amiche o no, e, per i più sfortunati, una ricerca instancabile di altri network in cui dovranno vivere in esilio, almeno per questi anni.
Inutile commentare il borsino di giornalisti e opinionisti, sarebbe uno spettacolo più noioso di quello che devono sorbirsi i figli di “mamma Rai” (come la chiamava Renato Zero). Possiamo solo anticipare quelli che piacciono: Giletti, Veneziani, Osho (sì, quello delle vignette), Setta. Fazio, Damilano e Augias non sono proprio amatissimi, in nome del “riequilibrio”.