Appena cala la tensione, perchè molta ne era stata accumulata nelle ultime ore quando l’avversario sembrava sul punto si staccare il ticket da vincitore, Ida Simonella ripete ai cronisti che “la città ha tenuto” e la maggioranza degli elettori continua a pensare al centrosinistra.
Il risultato dice altro, a cominciare da un’eredità “pesante” quale quella di Valeria Mancinelli, premiata quale miglior sindaco al mondo cinque anni fa, e l’esperimento fallito di andare da soli (il centrosinistra partiva molto diviso e lo è ancora).
L’avvocato Daniele Silvetti, coordinatore provinciale di Forza Italia ma con un passato al Fronte della Gioventù che gli è valso l’appoggio incondizionato di Giorgia Meloni (e dei vertici del centrodestra venuti qui ad Ancona a sostenerlo), la spallata l’ha data: 45,11% per lui contro il 41,28% della Simonella, e adesso è il grande favorito per il ballottaggio del 28-29 maggio, anche se la candidata del centrosinistra spera “in un contropiede come a Udine”.
“C’è grande aria di cambiamento” sottolinea Silvetti e non è un’eresia per la prima volta, dopo trent’anni in cui la città è stata in mano agli avversari. Se vincesse, le Marche completerebbero la filiera: Silvetti sindaco nel capoluogo, con Francesco Acquaroli saldamente al governo della Regione.
La Simonella può solo sperare in un voto trasversale, che al primo turno non c’è stato, dopo le scarse performances del candidato dei Cinquestelle, Enrico Sparapani, che correva da solo (3,64%). Anche i Verdi, che hanno presentato Francesco Rubini (6,11%), sono andati da soli in aperto dissidio con il Pd. Gli aghi della bilancia potrebbero essere Marco Battino (2,18%), che come fa notare Silvetti viene da esperienze politiche di destra e Roberto Rubegni (1,69%, “Che con me ha firmato 4 punti su 5 del programma di Italia Nostra”, Silvetti è presidente del Parco del Conero). Millesettecento voti in più per Silvetti non sono un bottino incredibile, ma una buona base per vincere tra due settimane.
