Razza è ormai un termine desueto. Anche il Governo vuole la sua abolizione da tutti gli atti della PA

In pochi giorni, se come appare chiaro anche il Governo appoggerà l’emendamento del pd Arturo Scotto, il termine “razza” finalmente scomparirà da ogni carta o documento della nostra Pubblica amministrazione. Era ora. Anche perchè c’è chi sul termine, che verrà sostituito da “nazionalità”, ci gioca sempre.

Una fine linguistica è molto spesso anche il preludio della fine del concetto, ça va sans dire, e quindi in soffitta, oltre alla parola, andranno anche coloro (almeno si spera) che hanno utilizzato male una parola che era già brutta dall’inizio. Il Governo di Giorgia Meloni, attraverso il sì che sembra essere stato dato all’abolizione dagli uffici legislativi di Palazzo Chigi, con questa scelta incassa il plauso anche delle opposizioni. Perchè, come commenta Scotto, l’emendamento serve a ” far passare un principio di civiltà e per eliminare tutte le zone d’ombra di una letteratura giuridica arretrata e condizionata da altre terribili stagioni del nostro Paese. 

Razza è “un marchio di infamia che determina sin dalla nascita differenze che non esistono tra esseri umani che condividono lo stesso suolo e la stessa lingua”. Pochi giorni fa a Roma in una scuola elementare era stato distribuito un questionario in cui si chiedeva  di indicare il gruppo etnico o la razza del bambino. 

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