Quel giorno in cui Macerata scoprì Silvio

(articolo di Maurizio Verdenelli) – “E lo ricordo ancora. Il presidente era uscito dall’hotel Claudiani con passo elastico immergendosi nell’antistante porticato del Palazzo degli Studi per raggiungere la sede dove avrebbe tenuto il comizio: il cineteatro Italia. Ad un certo punto fece un gran balzo per issarsi agilmente sull’ampia balaustra tra un arco e l’altro del loggiato, scomparendo per qualche attimo alla nostra vista”. Il racconto del prof. Guido Garufi, quel pomeriggio del 26 aprile 1995, mi fu poi integrato dal prof. Giuseppe Pioli, redattore del ‘Messaggero’ da me inviato per seguire Silvio Berlusconi a Macerata per sostenere il candidato presidente della Provincia, prof. Hermas Evio Ercoli.

Ci era andato di malavoglia, Peppe, di sentimenti politici certo non vicini a FI. Ma quando tornò in redazione, nel suo racconto, per lunghi momenti apparve conquistato da Berlusconi. “Il quale, intuiti al volo professione ed incarico, dalle mani mi strappò quasi il taccuino e ci scrisse sorridendo un paio di frasi d’… incoraggiamento a se stesso e a FI.  Un politico davvero simpatico e diverso da tutti” concluse Pioli. Mentre vicino a lui il leggendario fotoreporter Pietro ‘Briscoletta’ Baldoni scrollando il capo segnalava come non avesse mutato l’opinione iniziale riguardo a ‘Sua Emittenza’.

Nell’aprile del ’95 l’arrivo a Macerata di Silvio Berlusconi (capo del Governo fino al 17 gennaio) venne accolto con preoccupazione dal fronte costituito da pezzi dell’ex Dc e dalla Sinistra che tutt’assieme era andato a sostituire la Vandea Bianca. Nel ’93 era diventato sindaco della città, sostenuto dall’on. Valerio Calzolaio, il prof. Gian Mario Maulo, cristianissimo ma con lo sguardo rivolto a sinistra.

Al ballottaggio aveva sconfitto Ercoli alla guida di una formazione di centro/centrodestra. Hermas (del gruppo dei ‘Trenta Professori’) aveva riorganizzato il proprio seguito allorchè Maurizio Bertucci, coordinatore marchigiano di FI, gli aveva mostrato un foglietto (vergato a mano dello stesso Berlusconi) che indicava due candidati presidenti: Ermanno Pupo alla Regione e lo stesso Ercoli alla Provincia di Macerata. Dove per la prima volta si sarebbe votato direttamente il Presidente.

“Il che faceva di Macerata e di questo voto un autentico laboratorio in Italia dove tutto era allora politicamente in divenire” ricorda il Professore alla testa della coalizione FI-AN-CCD-Lega. “Tuttavia venne sciolto solo in extremis al ballottaggio il busillis dell’intervento personale di Berlusconi. Anche la presenza stessa di FI alla competizione amministrativa era stata in forse: un’incognita che il mio buon comportamento al ballottaggio del ’93 con Maulo rendeva meno ardua” ricorda ancora Ercoli, fronteggiato dal ‘campione’ della Sinistra, il preside prof. Sauro Pigliapoco. Terzo incomodo, l’erede legittimo della Dc con le insegne del Partito Popolare, Antonio Pettinari. Tonino era assessore uscente dell’ultimo esecutivo a guida dc: presidente il compianto Luigi Sileoni.

In questo caldo contesto politico, Berlusconi si era calato personalmente sulla scena maceratese, al centro del ‘cambiamento’ post Balena Bianca. “C’era un’attesa messianica, Macerata ‘in amore’ per Berlusconi si era riversata in piazza. Tre ore prima del suo comizio, alle ore 18 di quel 26 aprile (se non erro) avevamo tentato di fargli vedere palazzo Ricci. Era sceso all’hotel Claudiani. Una donna l’aveva insultato, e lui era stato fatto risalire nella sua camera per sicurezza. Poi era sceso in strada. Applaudito dalla gente che l’aveva riconosciuto, dopo aver percorso la piazza ed imboccato il corso era dovuto tornare indietro” ricorda l’allora candidato presidente alla Provincia. Che rivela: “C’erano tre piani per collocare l’atteso intervento. A) Villa Potenza; B) cineteatro Italia; C) piazza Vittorio Veneto”. Fu scelta l’opzione B.

 Al centro del tavolo, sul palco, Silvio Berlusconi che parlò per un’ora e mezzo. Poi raggiunse piazza Vittorio Veneto e sul palco parlò per qualche minuto inneggiando a Macerata e ai maceratesi. “C’era come un fremito popolare attorno a lui, il suo carisma aveva fatto grande presa: il capoluogo che snobba tutti era in amore per Silvio” ricorda ancora Ercoli.

Poi a cena a Villa Quiete. Parlò quasi sempre lui. Il suo pasto: un po’ di prosciutto. A Villa Quiete lo raggiunse il fotoreporter Carlo Gentili che a tempo di record, avendo seguito l’intera manifestazione, consegnò al presidente tutte le foto di quella ‘particolare giornata’ maceratese. “Che efficienza!” esclamò Berlusconi. Una gratificazione che ancora inorgoglisce il ‘veterano’ Carlo, figlio di Alfonso, capostipite di una dinastia familiare che comprende il nipote Francesco, ottimo videomaker, fotografo e documentarista.

Conclude il prof. Ercoli: “Berlusconi era preparatissimo. Più di tutti gli altri politici. Di me conosceva praticamente tutto. Sapeva del mio passato al Pci, mi considerava un eroe”.

Come andò infine il ballottaggio? Pigliapoco vinse con il 52% battendo Ercoli e Pettinari apparentati che in precedenza avevano registrato rispettivamente il 36% e il 17%. “Una sconfitta decretata sopratutto dalla bassa affluenza e da notizie di stampa, ma fu grande la soddisfazione per aver vinto almeno a Macerata” dice Ercoli. 

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