Neppure Arrigo Cipriani, patron di uno dei locali più esclusivi del mondo, l’Harry’s Bar di Venezia, riesce a trovare le figure professionali che gli servono: un contabile senior, uno junior, camerieri, pasticceri, factotum e un autista con patente di barca. E sbotta. “La sera si vuole esser sempre liberi. Ecco perché dico che oggi siamo una Repubblica fondata sulle ferie” e non, sottintende, sul lavoro.
Cipriani ha lanciato l’allarme che era già noto nel mondo dell’ospitalità: “È davvero difficile trovare nel nostro mestiere persone qualificate. Quando richiedi il lavoro domenicale, poi, è quasi impossibile… Il lavoro è fatica, non nel 100 per cento dei casi, ma almeno nel 50 per cento bisogna fare fatica”. Non c’è, secondo il 91enne famoso in tutto il mondo per i suoi cocktail e servizi, “la visione” di “costruirsi una vita” in questa maniera. “Quando richiedi il lavoro domenicale, poi…”.
Con la consueta ironia, l’inventore di uno dei nostri brand di maggiore successo nel mondo, Cipriani segnala al mondo quello di cui si sono resi conto tutti: il modo di lavorare è cambiato, senza parlare delle professioni “protette”. “Tutti i motoscafisti sono impegnati, chi ha la licenza se la gestisce assieme ad amici e parenti, lavora le otto ore, per poi lasciare le altre ai conoscenti, prendono tutto, quindi è difficile trovare anche queste figure” aggiunge il maestro, che “inventò” anche (oggi è però di proprietà del gruppo Lvmh) l’Hotel Cipriani alla Giudecca, votato proprio ieri il miglior hotel al mondo dal sito francese “Le liste” di Hèlène Pietrini, l’ex direttrice della guida internazionale “The World’s 50 Best Restaurants”.