Una stagione indimenticabile: Scipione e la Scuola Romana. Macerata omaggia con una mostra il “massimo pittore moderno” (così lo definì Ungaretti)

(articolo di Maurizio Verdenelli) – Una super mostra che affonda nel cuore stesso della Cultura maceratese quella che ieri si è inaugurata a Palazzo Ricci. Curata dal prof. Roberto Cresti (un ‘dono’ egli stesso per questa città: prima docente in Accademia poi ad Unimc) la mostra è visitabile da oggi fino al 24 settembre nel segno di ‘Scipione e le ‘vie’ di Roma’.

L’occasione è il novantesimo anniversario della morte del giovane Scipione, alias Gino Bonichi (stroncato da tubercolosi) che Giuseppe Ungaretti definì non a torto il massimo pittore moderno. In ogni caso il capostipite di una dinastia di titani dell’Arte a cominciare da Mario Mafai (padre di Miriam) che diede glorioso cominciamento alla Scuola romana. Giusto ricordare questo anniversario, come ha fatto il presidente della Fondazione Carima Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi nell’incipit del catalogo, ma come si fa a non accennare perlomeno come da Scipione è nato ‘tutto’? Si’, dalla Piovra e dal Cardinale, opere iconiche acquistate per la nascente Galleria dal direttore generale della Cassa di Risparmio, Enrico Panzacchi, profondo conoscitore ed appassionato d’arte contemporanea.

“Il Cardinale”

Grazie a lui e due suoi ‘inviati’ sui mercati (Crucianelli e Vannucci) si realizzò il museo di Palazzo Ricci, salvato poi miracolosamente dal default di Banca Marche. Che nell’84 è ancora la potente super patrimonializzata Cassa di Risparmio di Macerata, un’autentica Fiat marchigiana. E Panzacchi organizza a partire da Scipione le mirabili Antologiche estive di Palazzo Ricci. E dopo lui, i protagonisti della Scuola Romana. Oggi si direbbe: multimediale. Così Macerata, per due mesi all’anno, sarà ‘vera’ capitale dell’Arte contemporanea italiana. 

La mostra che si apre oggi, a ben vedere, è poi (inconsapevolmente o no o meno) una summa di quella stagione, l’ultima di ‘Macerata granne’. Con la Piovra, il Cardinale ecco in esposizione Mario Mafai, Fausto Pirandello (figlio di Luigi), Virgilio Guidi, Orfeo Tamburi, Domenico Purificato, Renato Guttuso (mancato scenografo di un’opera allo Sferisterio!) Giorgio De Chirico, Renzo Vespignani, Angelo Arnolfo Crucianelli, le sculture di Arturo Martini e Pericle Fazzini, Giuseppe Capogrossi, Emanuele Cavalli, Donghi ed altri ancora. Soprattutto il marchigiano Luigi Bartolini: ricordate di Lui ‘Ladri di biciclette’? ha detto Cresti alla piccola folla davanti all’ingresso di Palazzo Ricci.

“Natura morta”

Già, il grande Bartolini, aggiungiamo noi, non dimentichi cronisti, oggetto di una splendida esposizione -che ci fu pure, nel sequel, per Crucianelli ed eccezionalmente in quanto viventi per Trubbiani e Tulli in tempi quando Macerata fu per l’ultima volta ‘l’Atene delle Marche’.  E peraltro il dovere della memoria non si puo’ chiedere a chi pure rappresenta le istituzioni. “Nell’84 avevo 12 anni…” ci dice l’assessora alla Cultura, Katiuscia Cassetta, coetanea della vicesindaco Francesca D’Alessandro anche lei presente ieri pomeriggio all’inaugurazione. 

Intanto Cresti, straordinario curatore e brillante investigatore, ci ha fatto un altro ‘dono’. Non si deve infatti attribuire ad un refuso, il nome Luigi in riferimento a Scipione sempre storicizzato come Gino Bonichi. Cresti ha infatti scoperto che così si e’ firmato lo stesso artista nel retro di un ex voto da lui dipinto poco tempo prima di morire in un sanatorio il 9 novembre 1933. (In copertina: “La piovra”)

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