L’eco del dolore degli umili. Il Coro Malatestiano porta in scena la “Maria risorta”

Poca è la differenza tra la vita umile e collettiva dei pescatori di Aci Trezza, narrata da Giovanni Verga nell’immortale I Malavoglia, e il racconto che il fanese Giulio Grimaldi fa della comunità che ha abitato tra il porto e l’Arzilla, sull’Adriatico, nel suo “Maria Risorta”. Hanno fatto bene Giuseppe Franchini e Carlo Simoni a sottolinearne le contiguità, nello spettacolo “Storie d’amore e di mare” andato in scena lo scorso 2 agosto e a ridare forza alle pagine di un autore che è stato il cantore della vita dei nostri borghi marinari, narrandone la durezza della sopravvivenza e l’esclusione sociale, ponendo attenzione anche ai linguaggi e colloquialismi.

Verista dunque, seppur tardo per ragioni anagrafiche, di un verismo diluito in esiti decadenti, ma anche attento reporter di gente dall’incerta sorte, che fa miracoli per sbarcare il lunario perché “quando si ha la disgrazia di nascere poveretti” nessuno ti aiuta. “Maria Risorta”, che Franchini e Simoni – con l’egregio Coro Polifonico Malatestiano, diretto dal M° Francesco Santini, a sottolinearne le atmosfere – hanno riportato in auge, è un catalogo di come eravamo (i vecchi sull’uscio di casa con i volti scavati dalla salsedine, i bambini che giocano sul molo, le donne che vanno a lavorare in filanda con i mariti in mare, le case addossate l’una all’altra) ma anche un inno alla solidarietà, quella che rendeva forte la comunità e derivante dalle disgrazie comuni.

Nel romanzo le immagini delle donne che attendono il ritorno delle barche sul molo sono potenti e modernissime: “Cominciavano a giungere le barche, da tutte le direzioni, come in fuga… Ognuna che ne giungeva erano cinque, sei, dieci cuori che si confortavano ma rimanevano nella triste attesa i cuori di quelle poverette che avevano i loro uomini là, in mezzo alla burrasca…” Nella notte “aspettavano ancora, mentre un soffio di disperazione passava sulle casupole del piccolo porto, e continuava sui moli quella vedetta angosciosa, tra il sibilo del vento e il boato del mare”.

“Grimaldi è il poeta, forse l’unico, del nostro porto – commenta Franchini – Ci ha raccontato, con grande attenzione alla condizione femminile e alla solidarietà, com’era, con i suoi riti e i suoi gossip”. Proprio il 2 agosto (stessa data appunto dello spettacolo che ha riscosso un gran successo e andrà in tournée in altre località della Costa adriatica permettendo così di far conoscere a tutti uno scrittore fanese illustre e forse dimenticato), giovanissimo, a 37 anni, Grimaldi morì annegato (era il 1910), una sorta di nemesi proprio come in “Maria Risorta”, dove il destino tragico del protagonista Salvatore è un addio straziante alla sua gente.

Il lavoro in 11 “quadri” di Franchini e Simoni è solo l’ultima fatica dell’attivissimo Coro Malatestiano (che si appresta ad ospitare proprio a Fano cori da tutto il mondo, dal 27 agosto al 10 settembre, nella cinquantesima edizione dell’ Incontro Internazionale Polifonico, un festival di musica corale, nato nel lontano 1974 ). Il Coro Polifonico Malatestiano, fondato nel 1968, è una consolidata presenza artistica nella città, contribuendo a diffondere la cultura musicale, grazie a un vasto repertorio, che spazia dalle opere rinascimentali fino alle innovative sperimentazioni contemporanee. Numerose e qualificate le collaborazioni artistiche, da Dario Fo, a Michele Placido, a Giorgio Colangeli e Carlo Simoni, con apprezzati lavori, fra cui la produzione teatrale de “La Buona Novella” di Fabrizio de André, rielaborata per coro dal M° Lorenzo Donati, che ha consolidato il prestigio del Coro a livello nazionale.

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