Anche Zaia contro i Cpr. I Centri per i migranti servono solo alla politica

Ideati dal ministro degli Interni Piantedosi come soluzione per fermare gli sbarchi, i Centri di permanenza e rimpatrio per i migranti si sono rivelati già un flop. Trattenere 18 mesi chi arriva con i barconi in una struttura (ma pagando 4.938 euro possono andarsene, lo stabilisce un decreto) non solo è, a giudizio di molti giuristi, anticostituzionale, ma non risolve il problema. E nella stessa maggioranza si sollevano critiche alla misura voluta da Roma.

“Non risolve il problema degli arrivi visto che avremo 140-150mila persone che dovranno essere rimpatriate, e l’Italia riesce a far rimpatriare dalle 3.500 alle 4.000 persone”. Parole del governatore veneto, Luca Zaia, uno dei leader leghisti. “Stiamo affrontando il mare pensando di svuotarlo con un secchio”.  “Servono accordi bilaterali che non ci sono” ha aggiunto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Ma di questi accordi non c’è traccia.

Pagando allo Stato italiano invece si può uscire dai Cpr. Una misura singolare, considerato che la Corte di Giustizia europea ha già bocciato tre anni fa una decisione dell’Ungheria in tal senso: fare differenze sui richiedenti asilo in base alla loro capacità economica non è coerente con il diritto dell’Ue. La Giustizia europea ha peraltro già chiarito che al migrante deve essere garantito un alloggio, condizione che un Cpr certo non soddisfa. Il migrante “ricco” che vuole pagare le 5000 euro di cauzione per andarsene deve farlo, spiega il decreto, “mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa”. Siamo alle barzellette.

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