Slovacchia, un’altra crepa nel sostegno a Kiev

L’indignazione per l’uccisione del giornalista Jan Kuciak, avvenuta cinque anni fa – e il relativo scandalo che portò alle dimmissioni dell’allora premier Robert Fico – è ormai dimenticata a Bratislava. Nelle elezioni di domenica la Slovacchia ha scelto di ridare fiducia al leader che ha promesso di non inviare più armi all’Ucraina: il partito Smer di Fico ha staccato di cinque punti, con un rilevante 23%, la formazione rivale, Slovacchia Progressista, capitanata dal vicepresidente del Parlamento Ue, Michal Šimečka. Al terzo posto Hlas, il partito che con il suo 15% deciderà chi andrà al governo.

Proprio mentre l’Europa è preoccupata per il sostegno a Kiev (gli Stati Uniti hanno risolto in extremis la questione sull’invio degli aiuti con un accordo a tempo tra Democratici e Repubblicani), un’altra crepa si apre nel cuore dell’Europa. Se Fico dovesse ritornare al potere e mantenere le sue promesse, la Slovacchia si unirebbe a Paesi “graditi” a Mosca, come l’Ungheria di Viktor Orbàn e la Serbia di Aleksandar Vučić.

L’Ucraina si sente in bilico come non mai: l’opinione pubblica europea si fa sempre più scettica sull’invio di armi e gli Usa sembrano avere esaurito le motivazioni che l’hanno spinta ad appoggiare Kiev. Raggiunto il traguardo di una perenne Guerra Fredda con la Russia e dopo aver “svuotato” le economie occidentali, Biden potrebbe ammorbidirsi sul fronte interno, magari accordandosi in qualche maniera con i Repubblicani che gli aiuti a Kiev non vogliono inviarli.

In realtà la crepa che si è aperta con le elezioni in Slovacchia non è così preoccupante, sia perchè Bratislava non è tra i primi fornitori dell’Ucraina in campo militare che per una chiara dipendenza da Bruxelles: le promesse di Fico saranno impossibili da realizzare se l’UE non invierà sei miliardi di euro del Ricovery Plan.

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