Restituire le città ai residenti. La crociata di Firenze e New York contro Airbnb

A un mese dalla decisione con cui New York ha deciso di applicare la Local law 18, anche Firenze dichiara guerra a Airbnb. Gli affitti turistici, che hanno “colonizzato” i centri storici di tutto il mondo, sono nel mirino: la città toscana ha deciso che non nasceranno nuovi Airbnb nell’area Unesco del centro storico. E chi rinuncerà alle locazioni a breve termine avrà azzerata l’Imu sulla seconda casa per tre anni.

Meglio rinunciare, insomma, ai due miliardi di indotto che veder crescere una città che, proprio per convertirsi in un “albergo diffuso” con le case private, non ha spazio per i suoi cittadini. E’ la stessa scelta che ha fatto New York all’inizio di settembre con la decisione che solo chi vive nella stessa casa potrà ospitare i turisti (non più di due). Il giro d’affari di Airbnb nella grande Mela è, solo per gli affitti, di 85 milioni di dollari all’anno.

Altre capitali hanno voluto mettere un freno a questa “invasione” dei loro centri città. A San Francisco si può affittare la propria abitazione per massimo novanta giorni all’anno, ad Amsterdam il limite è trenta, a Parigi centoventi. 

Airbnb e chi contesta le recenti decisioni in materia sostiene che le città saranno meno accessibili e i primi ad essere colpiti saranno i proprietari delle case che nell’applicazione web hanno trovato un modo di far quadrare i conti. La verità è che questa corsa agli affitti brevi ha portato a una carenza di alloggi e ad affitti sensibilmente più alti.

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