In queste ore in pochi si ricordano degli “accordi di Abramo”, quelli in cui Bahrein e Emirati Arabi Uniti riconobbero Israele appena tre anni fa, e della normalizzazione in corso tra lo Stato ebraico e l’Arabia Saudita. Hamas, con l’attacco più sanguinoso di sempre, ha voluto infiammare il mondo arabo e chiamare a raccolta gli Hezbollah libanesi e magari il moderato, sino ad ora, Al Fatah. Riuscirà Hamas nel suo intento di mettere tutti contro Israele? E’ molto difficile pensare di creare consenso dopo azioni così cruente, anche in quel mondo occidentale che, per scelta o incapacità, è sempre più distante dal mondo arabo.
Di certo c’è che Israele ha lanciato l’offensiva “totale” contro Gaza, contro “gli animali” come li ha chiamati il ministro della Difesa, Yoav Gallant. Riservisti provenienti da tutto il mondo aiuteranno le truppe a sterminare – perchè di questo si tratta – gli abitanti della Striscia. Una controffensiva in cui nessuno rimarrà vivo, e neanche i bambini e gli anziani rimasti, per decisione di Netanyahu, senza cibo, acqua, gas e elettricità.
Chiusi i valichi, impossibilitati a uscire, i palestinesi della Striscia sono condannati senza scampo. Gli Stati Uniti chiedono l’apertura di corridoi umanitari per il territorio con la più alta densità abitativa al mondo, ma per vendicare gli oltre novecento morti per gli attacchi di Hamas Israele vuole penetrare una volta per tutte nella Striscia e stanare, casa per casa, terroristi e fiancheggiatori. Peccato che ci sia anche la popolazione civile di mezzo.
Hamas ha minacciato di rispondere all’invasione e ai bombardamenti giustiziando i civili israeliani tenuti in ostaggio. Il premier Benjamin Netanyahu ha parlato di “una guerra lunga e faticosa”. Spera che gli amici che ha in tutto il mondo, Stati Uniti in primis, riescano a orientare a loro favore l’opinione pubblica. Ma chi vince, al momento, sono altri, come la Russia di Putin che distrae l’attenzione mondiale – e gli interessi economici quindi il supporto all’Ucraina – dalla guerra col vicino di casa.