In mutande, almeno per ora, i tedeschi hanno scelto in Baviera e Assia la scorciatoia più pericolosa. La recessione ha portato con sè i fantasmi del passato, anacronistici e umilianti per un Paese che è stato protagonista, appena ottanta anni fa, per aver diretto la Storia verso la barbarie.
Nella ricca Baviera le elezioni regionali hanno sancito che i conservatori della Csu, costola locale della Cdu, per governare dovranno cominciare a parlare fitto con l’estrema destra (un eufemismo) di AfD (Alternative für Deutschland). Insieme a FW (Freie Wähler, Liberi Elettori, una lista civica populista), i due partiti che spingeranno la politica tedesca a un punto di non ritorno hanno conquistato i tre quarti dei seggi.
Anche in Assia il governo regionale conservatore è stato confermato: la Cdu è aumentata di otto punti, arrivando al 34,6 per cento, uno schiaffo sonoro alla coalizione del cancelliere Olaf Scholz giunta a metà legislatura. AfD è in Baviera al 15% e in Assia intorno al 20% e questo è invece uno schiaffo alla Storia.
Memoria corta? Piuttosto paga, come abbiamo visto in altri Paesi, il gioco elettorale che specula sulle paure della gente: migranti, transizione energetica, crisi economica sono spauracchi sui quali gli avvoltoi populisti si gettano senza indugi. Alternative für Deutschland ha preso elettori che prima votavano Spd, il partito socialdemocratico del premier Scholz, e Verdi.
Un voto di protesta che però potrebbe condizionare la vita politica tedesca. A giugno e settembre del prossimo anno in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, roccaforti della AfD, si vota. Scholz è avvisato.