Come nella prima volta in cui votarono, dopo la dittatura comunista. Affluenza senza precedenti quella alle urne in Polonia (73% degli aventi diritto, era stata del 62,7% del 1989), dove stavolta si decideva il futuro del Paese: euroscettico o saldamente in Europa. Perchè in otto anni di governo guidato dai conservatori di Giustizia e Libertà (PiS) molti polacchi hanno dubitato sulla tenuta democratica del Paese.
Il PiS di Jarosław Kazcyński si è confermato prima forza politica, ma ha perso la maggioranza in Parlamento e qualunque alleanza si studi non governerà. Merito di Piattaforma civica, il partito d’opposizione guidato dalla figura che raggruppa tutti coloro a favore di un’Europa unita, Donald Tusk, ex primo ministro e già presidente del Consiglio europeo.
Il voto era stato definito come “l’ultima opportunità di salvare la democrazia” e cambia gli scenari nel continente specie dopo il voto analogo in Spagna poche settimane fa, in cui gli elettori hanno respinto le forze euroscettiche dando probabilmente al Paese un Governo a guida socialista. Ma in Polonia Tusk potrebbe trovare avversari in più, il presidente Duda che è “vicino” al PiS, il Tribunale Costituzionale e molte istituzioni controllate dal partito che ha governato quasi un decennio.
Tra le priorità del possibile governo di Tusk ci sono “scongelare” i fondi della Commissione Europea, fermi a Bruxelles per i continui bracci di ferro con il PiS, e il ripristino dell’indipendenza dei giudici, oltre naturalmente restituire dignità alla stampa così pesantemente limitata.