Sette anni dal sisma che ha distrutto il Centro Italia. Norcia riapre la sua Basilica

A sette anni dal terremoto (30 ottobre del 2016) è scomparsa l’impalcatura dalla Basilica e finalmente cittadini e fedeli potranno entrare a seguire la messa officiata dall’arcivescovo Renato Boccardo. Del simbolo di Norcia dopo il sisma era rimasta solo la facciata. La città guarda con fiducia al futuro anche se solo il 40% degli interventi è giunto al termine dopo tanti anni e cinque commissari per la Ricostruzione cambiati (e la legge sul 110 per cento ha allontanato le aziende edili dalle zone del cratere): due negozi inaugurati in tre giorni, la Cattedrale a nuova vita, tutte le opere, come conferma il sindaco Giuliano Boccanera, già appaltate e lavori in corso d’opera.

Ma San Benedetto, patrono di Norcia, poco potrà sulla vera emergenza di queste zone di montagna sconquassate dal terremoto, e cioè la riqualificazione e il rilancio e la coesione sociale. Tutte le località colpite tra Umbria e Marche sono rimaste come in bilico su un precipizio perchè non sanno se avranno un futuro (i giovani se ne vanno, i soldi spesso mancano) o saranno rilanciate da politiche intelligenti, come quella di un turismo sostenibile.

La Basilica che oggi vedrà ospiti coloro che saranno gli artefici finali della ricostruzione, compreso il commissario Guido Castelli (“Qui è nato tutto, a partire dall’idea stessa di Europa, grazie a quella intuizione di San Benedetto e Santa Scolastica che ha poi ispirato la civiltà occidentale”), non è quella che si vedrà in futuro, a lavori ultimati. Ma tanto basta. “Per noi questa celebrazione sarà come la prima scampanata della Torre civica per gli abitanti di Amatrice, piangeremo” commenta il sindaco. 

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
On Key

Related Posts

Un turismo in crescita. La ricerca di Coviello

Si intitola “Turismi sostenibili nell’economia italiana: dal turismo delle radici al turismo di lusso” ed è  inserita nella Collana scientifica Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane lo studio di Antonio Coviello, economista dell’Istituto