Tutto sul premierato. Ma il referendum (tra due anni) potrebbe essere fatale per chi lo vuole

Lasciate la speranza, o voi che entrate nella questione. Il decreto di legge Casellati che introdurrebbe il premierato è una cosa solo italiana. Non sprecate tempo a confrontarlo in giro per vedere se ci sono copie di quella che sembra diventata, ahimè, la cosa più urgente per il nostro Paese, più dei conti pubblici e più della nostra politica estera in un mondo in fiamme.

La premier Giorgia Meloni ha ordinato di accelerare, vuole arrivare al referendum (pressochè scontato che il Parlamento avalli con un’ampia maggioranza il premierato) tra due anni. E per far questo ci sta lavorando giorno e notte, con esperti di diritto ma anche con maghi dei social e della comunicazione, per giungere a un quesito che sia immediatamente recepibile come positivo dagli Italiani che andranno a votare nel 2025. C’è in ballo la sua stessa esistenza, Giorgia lo sa.

Sa bene che il premierato non si impone anche perchè le conseguenze sarebbero pesanti: un Presidente della Repubblica svuotato di quasi tutte le prerogative del suo ruolo, “notaio” insomma del Paese che invece comanderebbe il premier, anche, come sembra, senza il pericolo di ribaltoni durante la legislatura. Il Parlamento, che già è sottomesso alla volontà dell’esecutivo grazie all’utilizzo smodato dello strumento dei decreti al posto della normale attività legislativa per cui è preposto, diventerebbe, con la riforma, un emiciclo vuoto e privo di interesse.

Come reagirà nelle prossime settimane il Presidente Sergio Mattarella a questo andazzo? La sensazione è che non voglia farsi prendere per il colletto, almeno per ora. Certo stravolgere la Costituzione non è di suo gradimento: non rimarrà fermo.

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