Come ogni attore che si rispetti, Ryan O’Neal ha avuto una vita di saliscendi, di grandi successi popolari, come in “Love Story” in coppia con Ali MacGraw (interpretò un ricco studente perdutamente innamorato di una coetanea e divenne l’emblema del ragazzo da sposare), e di cadute rovinose. Negli amori per esempio: la prima moglie, l’attrice Joanna Moore, dopo aver perso la custodia dei figli dopo un tormentato divorzio, finì per essere preda di droga e alcol. E neppure fu fortunato nel rapporto con i figli: con il primogenito Griffin che lo accusò di avergli passato cocaina sin da quando aveva undici anni, e con Tatum, che recitò con il padre e vinse l’Oscar da piccolissima nella straordinaria ricostruzione dell’era della Depressione nel celebre “Paper Moon” di Peter Bogdanovich. Era il 1973.
Il bravo ragazzo che incantò, per bellezza e stile, il mondo visse la sua epoca più felice in quei mitici Settanta quando conobbe Farrah Fawcett, allora star della serie “Charlie’s Angels”. Sono rimasti trent’anni insieme fino alla morte di lei nel 2009 (un figlio, il quarto per O’Neal, Redmond, nato nell’85 dopo le nozze con precedenti con Leigh Taylor-Young, da cui ebbe Patrick).
O’Neal recitò anche nel noto “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick, il seguito di “Arancia Meccanica”, ma è proprio con Bogdanovich che diede il meglio, oltre che in “Paper Moon” anche in “Nickelodeon”. E’ stato anche il popolare Rodney Harrington in più di cinquecento episodi della serie tv “Peyton Place”. In quel caso O’Neal, deceduto ieri a 82 anni per una leucemia, aveva accanto Mia Farrow.