“Un dolore non grave però, il mio,/ spesso sospeso,/ un dolore che non mi toglie ancora/ l’appetito e posso guardare/ i notiziari, continuando a mangiare,/ sopportare ancora lo stridore della pubblicità/ col suo falso prometterci le cose./ Come si fa a provare/ un dolore vero. Come si fa/ da quel dolore sentir nascere/ un atto vero di pace. Come si fa/ ad esser solidali fino alla radice./ Allora forse troveremmo strade/ impensabili ora. Accordi fra nemici/ talmente inaspettati”. E’ in un’installazione dedicata alla stupenda poesia di Mariangela Gualtieri che capiamo il senso di Surprize, la mostra nata dalla collaborazione tra la Fondazione Pescheria e l’Accademia delle Belle Arti di Urbino.
E’ dal dolore, qui presente in tutte le sue forme nelle opere, che sia grido o indifferenza, mutismo o minimalismo (talmente minimale da non voler quasi essere intercettato), che nasce la speranza che questi giovani artisti vogliono, comunque e malgrado tutto, offrirci. Non c’è narcisismo, se non usato come provocazione, nè compiacenza nei 57 lavori che provengono dall’Accademia e, quest’anno, dall’Estonian Academy of Arts, dall’Art Academy of Latvia e dalla Vilnius Academy of Arts.
“Dove sono? – Where am I?” è la domanda a cui dovevano rispondere i ragazzi. E lo hanno fatto con grande saggezza, non dicendo troppo, non esagerando, perchè oggi essere parte della comunità del mondo è soprattutto, almeno nei loro lavori, rispetto per l’altro: il rispetto dopo lo sconcerto della visione di un mondo che va a rotoli.
Andrebbero premiati tutti questi giovani, sia per aver scelto una strada molto difficile, quella della poesia e della rappresentazione, della comprensione e del sacrificio che è dietro ogni sforzo artistico, sia per averci insegnato, almeno per una serata, che è nella sobrietà la qualità migliore dell’artista. Molti di questi giovani cresceranno, altri magari meno. Ma è proprio nel tentativo di dare un’identità all’ormai deforme mondo che in alcuni casi ci hanno commosso.