(articolo di Maurizio Verdenelli) – ‘Rombo di Tuono’ e il suo ‘Cagliari degli eroi’, onusti di gloria e di scudetto, scesero al ‘vecchio’ stadio Santa Giuliana di Perugia (ora Jazz Arena) nel pomeriggio di una declinante ma trionfante estate della nostra giovinezza del ’71. Quando lo vidi uscire dalla porticina ‘Ospiti’, mi schiacciai contro la parete del cunicolo degli spogliatoi dello stadio, a me noti per averli frequentati da atleta poi da giovane cronista de ‘La Nazione’ di Firenze. In uno di quegli stanzoni da campionato di serie C avevo qualche anno prima conosciuto anche e sopratutto Pier Paolo Pasolini, al 91′ di una combattuta partita tra attori e ‘vecchie glorie’.
L’apparizione di Gigi Riva (a fianco di mister Scopigno) nella complessiva semioscurità dell’ambiente fu come una luce radiante: di quelle che difficilmente si scordano. Dato lo spazio limitato, Rombo di Tuono mi sfiorò e nella sintesi di un attimo mi parve essere lambito da… un miliardo di lire. Tale era infatti allora la valutazione by Juventus per il signor Luigi Riva da Leggiuno. Agnelli voleva lui in coppia fissa con Ricky Albertosi. Mai immaginando il gran rifiuto del n.11. Non se l’aspettava neppure il portierone toscano: “Per me Gigi un fratello, ma rappresentò un grosso stop quel suo no che coinvolse pure me” mi confessò lui, qualche anno fa, a Montecosaro ospite di Paolo Marinozzi con Panetta e Di Giacomo, prima di far visita all’amico Walter Cassetta (la figlia Katiuscia è assessore ora a Macerata). Cassetta l’aveva voluto all’Elpidiense a conclusione della sua inimitabile carriera.
A Perugia, partita di Coppa Italia, quel giorno il Cagliari piegò i grifoni guidati dal ‘sor’ Guido Mazzetti con una doppietta. Realizzata, manco a dirlo, da Riva. Alla sua maniera, appostato costantemente nell’area avversaria ottimizzò alla grande due lanci: tiro e centro!
A Macerata, Riva non venne mai, ma qui per 4 anni ha giocato la sua riserva: Renzo Brando, 80 anni, da Candelo (Biella) felicemente sposato a Petriolo. Quattro stagioni in biancorosso dal 1969 al ’72, 112 gol complessivamente. Prelevato al club sardo (l’anno prima aveva giocato in prestito al Prato) grazie all’amicizia che legava il vicepresidente della Maceratese, Franco Stortoni, al dg v.presidente del Cagliari, Andrea Arrica. Un gran bel colpo!
E finchè visse Pino Ferretti (da Martinafranca, Taranto) gran portiere della Maceratese, ricordava l’allenatore di Riva e della squadra campione d’Italia, il ‘filosofo’ Manlio Scopigno: “Giocavo con il Lanerossi Vicenza in A. Rientravamo dopo una brutta sconfitta in trasferta: il n.1 titolare ne era stato in larga parte responsabile. Scopigno viene da me e mi dice: Bocia, domenica giochi tu. Preparati. Il ‘bocia’ ero io, giovanissimo. Ma il sabato ci ripensò: e per tutta la vita mi è rimasta quell’amarezza in corpo per l’occasione ingiustamente perduta”.
Rombo di Tuono, già. In realtà, confessò lui stesso in ospedale a Cagliari bloccato da uno dei tanti infortuni, preferiva all”epico nickname impostogli da Gianni Brera, quello di Hombre vertical. Questo a cura di Gianni Mura, erede legittimo di Brera, grande firma di ‘Repubblica’ deceduto 4 anni fa a Senigallia ospite nella villa della collega Emanuela Audisio. Ho conosciuto bene Gianni Mura che amava profondamente le Marche grazie all’amicizia fraterna con il sangiustese Florindo Mancinelli e il morrovallese Stefano Giustozzi. Lo stesso Mura mi confermò la preferenza espressa da Riva per l’appellativo Hombre vertical. “Che mi identifica – aveva dichiarato il bomber – non solo come atleta ma sopratutto come uomo. E a questo tengo molto seppure sia naturalmente grato a Brera”.
Un autentico eroe greco (mens sana in corpore sano) il grande attaccante cagliaritano ed azzurro nato in Lombardia -“con lui ho condiviso la proprietà di un ristorante a Legnano’ mi rivelò una volta un imprenditrice che vive a San Ginesio.
E non a caso si intitola “Il Cagliari degli eroi” il libro di Giovanni Giacchi e di chi scrive per ricordare a 50 anni di distanza lo scudetto del Cagliari. Che ridiede nuova dignità all’Isola che anni di colpi dell’Anonima Sequestri avevano calpestato. C’è da dire che quella terribile epoca era iniziata sul continente con il caso Bonanni, uno studente romano sequestrato e portato in un casolare sull’altopiano di Castelluccio di Norcia tra Umbria e Marche – della sua immediata liberazione fui testimone da cronista.
Non si può concludere questo doveroso amarcord di un grande mito calcistico italiano, senza ricordare la splendida piece sul Cagliari campione firmata dal regista Maurizio Boldrini, interpretata dal suo “Minimo Teatro” nel giugno del 2012 a S.Elpidio a mare sullo spiazzo dei Torrioni, sulle nude pietre. Il titolo: “11 attoniti e riserve”. Un doveroso omaggio da parte di un grande uomo di teatro e dei suoi allievi. Commenta il prof. Boldrini: “Luigi Riva è una poesia irripetibile, svetta per maestria, irrompe di forza, disegna coraggio sul silenzio della ribellione. Con equilibrio, modestia e dedizione liquida la storia consueta, reinventa la geografia italica, edifica il rispetto per un popolo violato. È una scuola volante di estetica ed etica. Il tutto e ancora di più giocando semplicemente e grandiosamente a pallone”.