“Ho l’età che ho. Ho fatto la carriera che ho fatto. Ora, voglio chiudere il cerchio. Organizzando incontri di boxe, ho visto uomini che si sono pentiti di aver fatto un combattimento di troppo. Per me, non ce ne sarà uno di troppo”. Erano i giorni del ritiro definitivo dalle scene, nel 2017. Alain Fabien Maurice Marcel Delon si congedava dalle scene. Due anni dopo, un mese dopo aver ricevuto a Cannes la Palma d’Oro alla carriera, un ictus affossò definitivamente l’attore la cui bellezza è stata immortalata in film cult quali “Rocco e i suoi fratelli”, “Il Gattopardo”, “Il clan dei siciliani” (sempre forte è stato il legamo con il nostro Paese).
Lo status-symbol “dall’aspetto ammaliante, dal viso angelico e dagli occhi di ghiaccio ipnotizzanti” è ora, a 88 anni, ridotto, secondo quando rivela il quotidiano Le Parisien, a confessare al dottore: “Voglio morire, la vita è finita”. Un mito se ne sta andando e, purtroppo, lentamente.
Il medico che lo ha visitato a luglio ha parlato di uno stato “di affaticamento fisico e psichico, con un rischio maggiore di suicidio”. La vecchiaia è caduta rovinosamente su Delon, colpito anche da un tumore, già da quando, anni fa, i suoi tre figli, Anouchka, Anthony e Alain-Fabien, denunciarono per maltrattamenti e circonvenzione d’incapace Hiromi Rollin, segretaria dell’attore e presunta ex compagna.
Delon sarebbe contrario all’accanimento terapeutico: “Abbiamo voluto prolungare e facilitare la vita di mio padre, di renderla più dolce per lui, evitando dolori insopportabili” ha dichiarato il primogenito Anthony. E allora dove far finire il mito? Altre diatribe. I due figli maschi desiderano che Delon se ne vada dove ha sempre vissuto, a Douchy nel sud della Francia, mentre la sorella vorrebbe farlo curare in clinica in Svizzera. Ma lui non vuole.