A chi produce il cibo, i nostri contadini, va il 10% del prezzo a cui viene venduto. Basta questo dato (ai supermercati va la metà di ciò che pagano i consumatori finali) per far capire perchè i trattori prima hanno invaso Francia e Germania e oggi anche il nostro Paese. Magari non arriveranno a rivendicare le proprie ragioni sul palco di Sanremo, ma continueranno per certo le legittime proteste.
Se la grande distribuzione rappresenta il 75% dei canali di vendita, è facile rendersi conto che i prezzi sono stabiliti da loro. Penalizzati sono gli agricoltori che, non fosse per i sussidi europei (alcuni dei quali sono stati tolti), sarebbero già da tempo fuori mercato, impossibilitati a produrre. Il cibo è ormai un bene sottocosto, viene venduto a prezzi stracciati e questo toglie dignità ai produttori o li costringe, in una folle corsa verso l’autodistruzione, a seguire direttive che non rispettano l’ambiente, come quella sui pesticidi.
L’Europa aveva consigliato di non usarli, scrivendo tutto in un regolamento, e ha dovuto cambiare velocemente idea: l’obiettivo di tutelare la biodiversità, l’ambiente e la salute è già fallito. L’uso eccessivo di pesticidi inquina le falde, riduce la fertilità del suolo, ostacola la crescita e riproduzione delle piante, pone a rischio la salute.
Se l’UE vuole una riduzione del 30% dell’uso dei pesticidi in agricoltura entro il 2035 (era il 50% nella prima stesura), i trattori che stanno invadendo il Continente rispondono no. Perchè i contadini, umiliati e relegati nel gradino più basso della scala produttiva, non gliela fanno più. E così il cibo è diventato come un prodotto finanziario. La Borsa di ciò che mangiamo è controllata dai grandi gruppi, in barba anche all’Europa.