“Day”, un giorno. Il 5 aprile 2019 e i due 5 aprile successivi. Un attraversamento della pandemia, o forse è solo un pretesto per raccontarci. Tre giorni, tre personaggi diversi, perchè il tre “è un numero magico e mischia le carte, rende le cose imprevedibili.
Il premio Pulitzer Michael Cunningham è in Italia a presentare la sua ultima fatica, un romanzo in cui, per necessità, “c’è un mondo più grande dei personaggi e così i personaggi devono essere al servizio della storia”. In un’intervista a Repubblica l’autore ha lanciato i suoi strali, preoccupazioni che non se ne vanno, contro l’AI. “L’Intelligenza Artificiale è una minaccia in tutti i modi possibili. Oggi accettiamo l’idea che possa scrivere, per esempio, buone poesie, ma i poeti lavorano sui ricordi, sulla memoria. Siamo sicuri che riesca a fare lo stesso? Sono preoccupato. Parliamone tra vent’anni” ha commentato Cunningham.
O forse la resa dei conti arriverà prima: l’etica avrà una parte fondamentale in questa battaglia. “Molti autori americani scrivono fiction in una specie di vuoto politico e culturale, ma questo non ha mai funzionato per me. Pensate a scrittori africani o sudamericani: avrebbe senso per loro prescindere dalla realtà?”.
“Il ruolo dello scrittore non è cambiato poi così tanto – ha continuato lo scrittore americano – e non è cambiato perché ci sono meno lettori. Vuoi conoscere la Storia della Russia? Leggi Tolstoj, Dostoevskij, Cechov. La maggior parte degli scrittori ha lo scopo di registrare le vite delle persone che la storia dimentica. È ancora importante tenere traccia nei romanzi delle persone dimenticate».