La vita e la luce di Parigi, dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna. Immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di una città svelata dagli scatti dell’artista.
Milano ospita, a Palazzo Reale fino al 2 giugno, una mostra unica: realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï e curata da Philippe Ribeyrolles, studioso nonché nipote del grande fotografo, offre attraverso duecento stampe d’epoca un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï. Ungherese di nascita, ma parigino d’adozione, Brassaï, pseudonimo di Gyula Halász, è stato uno dei protagonisti della fotografia mondiale, definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia.
In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalì e Matisse, e vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 fu partecipe del grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni. Giunse nella capitale francese giovanissimo e iniziò a frequentare la prolifica Montparnasse, dove tutti gli artisti dell’epoca si incontravano. Un giornalista, Roger Grenier, scrisse di lui: “Questo fotografo, pittore, scultore e scrittore sapeva vedere tutto e, grazie alla sola virtù della sua attenzione, dava alla realtà una qualità e un’aderenza che rendevano il mondo allo stesso tempo più strano e meno estraneo”.
I dettagli delle foto sono evocativi e rimandano a sogni e inconscio: “Il surrealismo delle mie immagini non è altro che il reale reso fantastico dalla visione. Cercavo solo di esprimere la realtà, in quanto niente è più surreale”. Parole di Brassaï.