Matteotti e Mattei, due grandi martiri italiani

Torre di Palme sold out per Mattei. Tre ore intense a piazzetta Milone sulle tracce del fil rouge Matteotti – Mattei, due grandi ‘martiri italiani’. Cento anni fa l’assassinio del deputato socialista; nel 1962 l’abbattimento, tramite tritolo, dell’aereo che trasportava il fondatore dell’Eni. Due vittime, eroi consapevoli (l’opinione pubblica fino a poco fa) sulla strada minatissima del petrolio. A forte rischio sin dopo la fine della prima guerra mondiale. Inoltre il Marchigiano ‘che guardava il futuro’ stava osando l’inosabile spingendo, sessant’anni fa, la sfida sul nucleare e l’elettrico. Troppo per un Uomo solo, meglio dire: isolato. In Italia l’isolamento – l’avremmo saputo con certezza solo dopo dal sangue sparso da altri ‘martiri’ a cominciare da Carlo Alberto Dalla Chiesa- è sinonimo di emarginazione nei casi pietosi, di eliminazione tour court.

Un fil rouge, Mattei-Matteotti, che si spinge dunque fino ai giorni nostri. Pupi e pupari, locations? Nomi? sempre gli stessi o quasi. Una platea numerosa, attenta ha seguito la ‘lectio magistralis’ di un grande investigatore, di un alto magistrato ‘sul campo’ (dal caso Calvi alla Banda della Magliana alle BR e via elencando): il dottor Otello Lupacchini. ‘Sul campo’ anche in Sicilia da giovane pretore a Riesi, patria di boss interfacciati sull’omicidio Mattei. Con lui l’inviato Onu e peacemaker, Andrea Angeli (Nassirya, vicenda Marò etc etc), lo scrittore Lucio Biagioni (responsabile per 40 anni della comunicazione del governo dell’Umbria, già Premio Addetto stampa italiano dell’anno) con un’affascinante tesi sulla ‘Filosofia di Enrico Mattei’ tratta dal Villaggio Eni a Borca di Cadore come ipotesi cosmogonica. Con loro Ivano Tacconi, testimone diretto sul ‘fronte’ pericoloso di Bronte come pontista di Agip mineraria.

‘Per noi l’odore del petrolio era piu’ seducente di Chanel n.5. Grazie a quello facevamo il futuro dell’Italia, il sogno di Mattei e nostro. Morto Lui, me ne andai. Non aveva piiù senso nulla. Il sogno era finito” ha detto Ivano. Messaggi da Oscar Ferracuti: ‘Mattei che mi chiamava Marchigia’, voleva metanizzare la Penisola e faceva gratis la rete per i comuni… Aveva un cuore immenso, i corruttori, i bustarellari erano altri, tutti fuori dall’Eni!”.

Messaggi pure da Sebastiano Gubinelli, l’ultimo testimone del ‘caso Mattei’, il dipendente di Agip Avio. Fu lui per primo a ricevere la notizia la sera del 27 ottobre 1967 del bireattore Eni scomparso dal radar della torre di controllo dello scalo di Linate. Scomparso, deflagrato cioè perchè, come noto, ‘di verità si puo’ morire’. Giusto il sottotitolo del libro ‘Mattei forever’ (Ilari editore) scritto da Lupacchini, Cesare Bernabei e Maurizio Verdenelli. Che ha coordinato gli interventi (dal pubblico tanti: da Franco Comberiati da Mauro Radici) all’incontro cui ha collaborato con le letture ‘matteiste’ il poeta Maurizio Angeletti. La suggestiva regia e service efficace di Gabriele Censi.

In apertura i saluti dell’organizzatrice Maria Teresa Berdini a nome di Turris, Società operaia di Torre di Palme, Riunite Arti di Macerata, del consigliere regionale Marco Marinangeli che ha portato il saluto del governatore Acquaroli e i messaggi augurali di successo da parte del sindaco di Fermo Calcinaro e del prefetto D’Alascio.

 “Al pur impegnato sindaco – dicono a Torre di Palme – chiediamo tuttavia più parcheggi per rendere compiutamente fruibili gli eventi estivi del nostro magico borgo. Non pochi interessati al caso Mattei hanno dovuto, ad esempio desistere l’altra sera, per il consueto sold out dei posti auto a disposizione”.

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