“L’olivicoltura italiana è un settore fondamentale della nostra economia, cultura e storia. Con una produzione seconda solo alla Spagna, l’Italia è il primo consumatore mondiale anche in ragione del fondamentale ruolo dell’olio nel nostro modello alimentare e nella dieta mediterranea. L’aspetto culturale non è meno rilevante di quello economico e questo è evidente anche nella composizione del paesaggio. Oltre un milione di ettari di superficie olivetata lungo la penisola regalano paesaggi diversificati. L’opportunità per le aziende olivicole è orientarsi verso l’offerta turistica, attività che offre all’impresa il duplice vantaggio di diversificare il reddito e migliorare il proprio posizionamento sul mercato e che consente di rivitalizzare territori, spesso marginali, che si distinguono per produzioni limitate, ma qualitativamente di rilievo, e che custodiscono valori e memorie comuni”.
“Questi sono luoghi da cui, un tempo, migliaia di italiani sono emigrati e oggi tornano per le loro vacanze con figli, nipoti e pronipoti per riscoprire le proprie radici tra il recupero dei ricordi e la ricerca di emozioni. Il recupero della storia, della memoria e delle tradizioni della propria terra natìa sono le principali motivazioni che inducono gli emigrati italiani, anche di seconda, terza e quarta generazione, a scegliere l’Italia come meta per le loro vacanze e per questo sono ritenuti anche gli elementi fondanti lo sviluppo del turismo delle radici”. Parole di Milena Verrascina, responsabile di “Oleario” (oleario.crea.gov.it/wp-content/uploads/2024/05/TURISMO_olivicolo-2023_def.pdf).
“Turismo delle Radici e promozione all’estero dei prodotti agroalimentari italiani. Un focus sul settore olivicolo oleario” è una ricerca curata da Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera del Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell’Università della Calabria, e da Milena Verrascina e Barbara Zanetti, del Centro Politiche e Bioeconomia del CREA-Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria.