(articolo di Maurizio Verdenelli) – Il Ragazzo del Ponte (Felcino), con il sole in faccia che un giorno aveva parato anche… la Luna, e’ tornato a casa due mesi fa da Milano.
“E’ stato un giorno triste. Era morta mia madre. Mio padre ci aveva lasciato tempo prima. In guerra era stato fatto prigioniero dagli inglesi a Tobruk, in Africa. A me e ai miei due fratelli aveva raccontato d’essersela passata bene, nonostante tutto. Insegnandoci l’arte di tenere duro. Me ne sono ricordato il 23 aprile 2022 quando ho subito due interventi alla testa…”.
Stefano Tacconi e’ a Macerata dove ha presentato, pronubo l’amico romano Paolo Perini, commerciante nel centro storico del capoluogo di provincia marchigiano, la sua biografia ‘L’arte di parare’ (Rizzoli editore). E l’intervista può iniziare. Ci pensa subito Perini a domandare all’amico: “Scusa, Stefano, ma con Walter Zenga c’era davvero tutta quella dialettica ‘contro’ di cui riempivate i giornali?”. Tacconi: “Certo che no! Eravamo in realtà e siamo tuttora amici: eravamo un po’ come Coppi e Bartali nella foto famosa della borraccia. Ci sentivamo al telefono: che diciamo oggi? E via… le nove colonne sui giornali sportivi,e spesso non, erano servite!”.
Già. L’arte di parare ha sottotitoli indicativi: Sport, resilienza e rinascita. Ancora: l’arte di trovare il coraggio per fronteggiare i tiri della vita. Nel breve cv, il ritratto umano di chi non ha disdegnato i piaceri di assaggiare buoni vini e wyskies torbati (testuali) andando sempre al massimo. Un po’ Vasco Rossi, un po’ George Best, sempre Stefano Tacconi, mito calcistico umbro. Un ragazzo di periferia e la battuta affettuosamente acre a fior di labbra pronta. Un ragazzone di ‘Ponfelcino’ che lascio’ a 16 anni per diventare il n.1. Prima a Spoleto in D. Dopo 3/4 stagioni, su input del collega Sandro Morichelli (“Gli sarò sempre grato come al caro Mario Mariano che vide in me il futuro campione”) alle giovanili dell’Inter. “Poi – snocciola lui – di nuovo a Spoleto per un anno, ed ancora: alla Pro Patria, al Livorno, alla Samb, per 3 anni all’Avellino. Infine l’approdo a Torino: Juventus.
La partita piu’ bella? “All’Haysel, a Bruxelles, ma non lo posso dire. Allora dico quella dell’Intercontinentale quando parai due rigori agli argentini dello Junior”.
La piu’ brutta? “Con il Barca… quando mi feci autogol, nessuno se ne accorse. Ma questo non lo scrivere”.
In Nazionale? “Dal 1986 al 91. Poi Vicini fu sostituito da Sacchi. Arrigo, grande trainer, ha come noto una particolare concezione del ruolo del portiere e per me e Walter non ci fu più l’azzurro”.
Poi? “Da quando ho smesso (ultima societa’: Genoa) 29 anni fa, non ho fatto più sport”.
Tuttavia ad attendere Stefano, il 23 aprile 2022, c’era un imprevedibile, durissimo secondo tempo. Due interventi al capo, perfettamente riusciti. Due rigori anche questi magistralmente neutralizzati come quando era sul tetto del mondo fino a parare la… luna. Non più il titolo intercontinentale in palio, ma la Coppa della Vita. Ed esce cosi il cuore grande non più del Guascone ma di padre, seppure non le manda a dire neppure al figlio più grande. “Ne ho altri tre: Virginia 20 (bellissima, ce la fa ammirare nella foto del cellulare: “è ambita da maisons di moda famose”) Alberto 18 e Vittoria, 16. La moglie Laura sorride intenerita e un po’ commossa.
Perugia ce l’hai ancora nel cuore, Stefano? “Certo, seguo con un po’ d’apprensione, confesso, il Perugia. Ed ancora stento a credere il Grifone in serie C!”.
Oltre al caro indimenticabile Mariano, hai ricordi particolari? “Naturalmente seppure la mia carriera si sia svolta praticamente lontano dall’Umbria. Un ricordo particolare per Lamberto Boranga, primo grande n.1 from Umbria. Primo medico-calciatore, fortissimo! E pure ricordo il dirugente calcistico marchigiano Pieroni, il ‘sor Guido Mazzetti’ eccellente tecnico protagonista di tante vittorie del Grifone, il figlio giornalista Mimmi e la sua trasmissione cult televisiva: “Ed è subito gol”. Ammirazione per il presidente Spartaco Ghini che aveva il coraggio di dire pane al pane e vino al vino. Da Ghinea del figlio Francesco andavo ad acquistare splendi maglioni di lana pregiatissima”.
Un po’ Vasco, un po’ George, Stefano è tornato in campo: “ma adesso non bevo nè fumo più” rivela. E ierisera al Palace, Macerata bianconera ha tributato a Tacconi, n.1 della Juve, gli onori del trionfo.