Intervista al presidente della Fondazione Marche Cultura, Andrea Agostini.
Sette lungometraggi e una serie Tv finanziati con Bando regionale di sostegno alle produzioni audiovisive della Regione produrranno, si calcola, un indotto economico diretto nelle nostre Marche di oltre 6 milioni di euro. Un successo in termini economici ma non solo.
Il finanziamento ammonta a 2,4 milioni di euro, opere che produrranno un indotto economico per le Marche di circa 6 milioni, a questi si aggiungono i 600mila euro per documentari, corti e altri format, per un totale di 76 domande. Un grande successo che si aggiunge a quello riscosso dal primo bando, che aveva riscosso una straordinaria partecipazione, con ben 108 domande tra film, serie, documentari, cortometraggi. Vista la qualità dei progetti candidati, il budget è stato incrementato da 5 a 8 milioni per consentire lo scorrimento della graduatoria. Complessivamente, con i due bandi arriviamo a 11 milioni di euro di fondi per il sostegno alle produzioni audiovisive, per un indotto diretto e indiretto che si stima in oltre 30 milioni. I numeri dicono tanto ma non tutto. Oltre ai risvolti positivi per l’economia, è evidente la grande visibilità, nazionale e internazionale, che le Marche traggono da un’industria del cinema che ha iniziato a conoscere, apprezzare e scegliere la nostra terra.
Cosa si può fare di più per incentivare le produzioni a venire a girare nelle Marche?
L’incentivo economico chiaramente ha costituito una molla, ma serve molto di più. Si sceglie un territorio perché ha luoghi adatti al progetto da realizzare, ma servono anche professionalità, servizi, va creato un ambiente, passatemi il neologismo “cinema friendly”: occorrono figure competenti in grado di supportare le produzioni nella scelta delle location, disponibilità degli enti locali ad ospitare le produzioni e garantire supporto logistico ed organizzativo. Dietro la macchina da presa c’è un enorme lavoro, contribuire a far funzionare tutto fa la differenza. In questo senso abbiamo approvato l’anno scorso con i Comuni della Vallesina un primo protocollo d’intesa sul cineturismo, che quest’anno abbiamo replicato con la Provincia e tutti i Comuni del Fermano e vorremmo proporre in tutti i territori delle Marche. Non chiediamo soldi, ma supporto tecnico e professionale per favorire la realizzazione di film e serie tv nella nostra regione.
Cosa c’è in programma per l’anno in corso e i seguenti?
Arriveranno al cinema o in tv altre produzioni made in Marche, penso ad esempio al film “Il maestro” con Pierfrancesco Favino, girato in autunno, alla serie “Balene”, con un grande cast, che vedremo nell’arco dell’anno in prima serata Rai. Presto uscirà nelle sale “Leopardi&Co”, una produzione internazionale girata nelle Marche, con l’attrice premio Oscar Whoopi Goldberg. Porteremo avanti i progetti già avviati, continueremo a partecipare ai principali festival internazionali, da Cannes a Venezia fino a Roma e Torino. Abbiamo un’ultima tranche di fondi POR-FESR 2021-17 della Regione per attirare produzioni audiovisive, ma c’è anche il bando Sale, per ammodernare i cinema della regione. Prosegue il progetto Animarche per la valorizzazione del cinema di animazione, vogliamo lavorare al potenziamento della mediateca regionale con la creazione di un archivio digitale. E ci sarebbe ancora molto da dire…
Le Marche sono un set a cielo aperto, come ha ricordato il governatore Acquaroli recentemente. Cosa hanno in più di altre Regioni?
Rispondo con una frase che ho sentito pronunciare al Festival di Venezia: “Marche, a place to be”. Stiamo diventando, agli occhi del mondo del cinema, un posto dove è piacevole stare. Aggiungo un concetto che ripeto spesso: da noi gli americani non sono ancora arrivati. Intendo dire che le Marche non sono consumate dal punto di vista cinematografico, sono state utilizzate poco sino ad oggi. Il nostro plus è mettere a disposizione luoghi splendidi ancora relativamente poco conosciuti, in grado di esaltare la qualità di un progetto artistico. Inoltre, quasi tutti i registi ed attori che hanno girato qui hanno sottolineato un aspetto, che è anche un tratto tipico del carattere dei marchigiani. In molti hanno apprezzato il clima di intimità trovato qui, frutto di un’accoglienza ospitale ma discreta.
Ma Fondazione Marche Cultura è anche altro. La promozione e l’informazione audiovisiva si avvale anche di podcast con una serie curata da Sofia Cittarello. Di cosa si tratta?
Si tratta di una nuova narrazione digitale. L’ha proposta Sofia Cittarello, pedagogista e umanista, l’abbiamo accolta con entusiasmo. È un racconto di storie, luoghi, personaggi marchigiani, che mira a mettere in luce aspetti inediti del nostro patrimonio culturale. Ogni settimana viene proposto un nuovo tema, cercando di rivelare temi ancora poco conosciuti. La prima serie di 10 episodi è stata quasi completata ed ha riscosso crescente apprezzamento, Sofia è già al lavoro per una nuova stagione. Gli spunti sono innumerevoli, abbiamo davvero tanto ancora da dire e quella del podcast è una narrazione fresca, in grado di avvicinare il pubblico e stimolare una nuova consapevolezza dell’importanza della cultura.
Lo storytelling è la forma comunicativa del futuro? La più importante, sulla quale investire?
Lo storytelling è un concetto relativamente moderno, ma in fin dei conti, tutta la storia dell’umanità è caratterizzata dal raccontare e tramandare storie, esperienze, saperi. La straordinarietà del nostro tempo è poter veicolare contenuti attraverso una grande varietà di strumenti e di linguaggi. La cultura deve muoversi, creare, cercare continuamente nuovi percorsi. È quello che facciamo con la Fondazione. Abbiamo lanciato una serie di rubriche digitali davvero interessanti. Oltre ai podcast di Sofia Cittarello ricordo Marchetelling con un narratore straordinario come Cesare Catà, abbiamo ideato Musica in scena, con il giovane pianista Alessio Falciani nei più rappresentativi teatri storici della regione, e ancora Mirabilia, con lo storico d’arte Rodolfo Bersaglia, M-Arké, con l’antropologo Giacomo Recchioni, L’angolo dei libri, con la giovanissima Valeria Scatasta, siamo approdati su TikTok,con il giovane e talentuoso Michele Polonara, oltre che su Facebook e Instagram. Insomma, comunichiamo davvero a 360 gradi.
Il Gran Tour Cultura, promossa dall’Assessorato alla Cultura e da FMC, con MAB, AMAT e Consorzio Marche Spettacolo, ha fatto conoscere i teatri storici nella nostra Regione. Un’iniziativa da replicare?
Il Grand Tour Cultura si propone ormai da diversi anni, con l’obiettivo di valorizzare biblioteche, musei ed archivi storici della regione. Nel 2024, vista la candidatura dei teatri storici marchigiani a patrimonio Unesco, si è pensato di elaborare un calendario di iniziative teso a mettere in luce questi gioielli della nostra regione. A questo proposito, tengo a ricordare la candidatura ufficiale del Sistema dei teatri condominiali all’italiana nell’Italia centrale fra XVIII e XIX secolo a patrimonio dell’Unesco, un progetto che abbraccia 18 teatri, di cui 14 marchigiani e che ci ha visti protagonisti con lo splendido lavoro di Daisy De Nardis.
I Grand Tour vanno certamente portati avanti, perché mettono a sistema il ricco patrimonio culturale regionale e senza dubbio dobbiamo continuare a lavorare per promuovere un’eccellenza tutta marchigiana come i teatri storici. Voglio ricordare che la candidatura Unesco era partita coinvolgendo complessivamente 62 teatri storici della regione e dovremo essere bravi a continuare a promuovere e sostenere questi tesori, un unicum tutto marchigiano. Una prima occasione sarà quella del 27 marzo, quando si celebra la Giornata mondiale dei teatri. Il ruolo di Fondazione Marche Cultura è proprio questo: creare ponti, costruire reti tra operatori culturali e strutture, coinvolgere tutti per far conoscere meglio e di più le tante bellezze da scoprire nella nostra terra.
All’Italian pavillon di Venezia distributori ed esercenti del cinema hanno lanciato l’idea di rendere Ancona sede annuale di una “road map” del settore. Ne può spiegare l’importanza ai nostri lettori?
È una proposta germogliata nel corso di un panel che abbiamo promosso al Festival di Venezia, mettendo insieme figure di primo piano del panorama cinematografico italiano. In quella sede, Luigi Lonigro, presidente nazionale dell’Unione editori e distributori cinematografici Anica ha proposto di dedicare annualmente ad Ancona un grande momento di confronto tra distributori, esercenti e film commission. Radunare tutta la filiera del cinema italiano nelle Marche significa avere una centralità nell’elaborazione di strategie, sinergie e collaborazioni che può far solo bene non solo alla nostra regione, ma a tutto il cinema italiano. Un plauso al nostro direttore Francesco Gesualdi, che con la sua profonda esperienza nel settore e i suoi rapporti consolidati ha permesso alla Marche film commission di recitare un ruolo da protagonista.