Marchigiani nel mondo, l’emigrazione è testimonianza al Museo di Recanati

Conoscere il nostro passato è un dovere. Il Museo dell’Emigrazione di Recanati, un vero orgoglio marchigiano, offre al curioso tutte le opportunità per “immergersi” in ciò che siamo stati.  Chi pensa a stanze ammuffite di reperti accatastati si sbaglia di grosso. La visita stessa è un piacere, un appassionante viaggio virtuale, uno storytelling che ci immerge nei sogni e nelle tragedie di un’epoca in cui gli emigranti eravamo noi.

Parliamo di questi argomenti con Luigi Petruzzellis (nella foto di copertina), direttore della Rete museale della città leopardiana (Villa Colloredo Mels, Torre del Borgo, Museo Beniamino Gigli, Museo della Musica, oltre all’Ufficio turistico e appunto al Museo dell’Emigrazione: il tutto visitabile a 9,50 con biglietto unico). Con un sapiente utilizzo di bandi e fondi Pnrr, il Museo è oggi un punto di riferimento per le scuole di tutta Italia, con laboratori, biblioteca, gaming online e un giornale fatto dagli stessi ragazzi, “Il Corriere dell’Emigrazione”. 

“Quest’anno – sottolinea Petruzzellis – è aumentato il contributo della Regione e ciò ci permette di ampliare le attività, anche con spettacoli e letture”.

E c’è anche Campus Infinito. Di cosa si tratta?

“Fa parte del circuito della Dante Alighieri. Studenti arrivano da ogni angolo del pianeta per imparare l’italiano. Uno dei nostri obiettivi è creare una sinergia operativa con gli italo-discendenti. A settembre abbiamo organizzato una riunione delle associazioni dei Marchigiani nel mondo. Abbiamo anche ospitato il Presidente dell’associazione di Rosario, in Argentina, e, un mese fa, nostri compatrioti dalla Terra del Fuoco”.

E’ un legame forte che merita di essere saldato sempre più e su cui le istituzioni puntano forte.

“Certo. Pensi che proprio a Rosario ogni settimana in una palestra si insegnano i precetti del saltarello e dei nostri balli folkloristici. Con l’Argentina abbiamo un legame speciale sin dai tempi in cui partirono nel 1870 i primi pescatori del Conero per quelle lande deserte e poi dal 1855 al 1915 in cui abbiamo rappresentato l’11% del totale dell’emigrazione italiana nel Paese. I nostri lavoratori, per abilità ed esperienza, erano i più ambiti. Fecero l’Argentina attuale. Mendoza, per esempio, l’hanno costruita i marchigiani”.

E i figli e nipoti di alcuni di loro sono diventati famosi.

“Il calciatore Lionel Messi, per esempio, con avi di Recanati e San Severino, che è iscritto all’Aire e a cui viene spedito, ogni volta che si vota, il certificato elettorale. Scaloni, il commissario tecnico dell’Argentina Campione del mondo. Il presidente Milei sembra abbia origini dalle nostre parti”.

Il Commissario per la Ricostruzione Sisma, Guido Castelli, ha proposto per chi ritorna e prende la residenza una flat tax del 7% nell’Area Cratere. 

“Un’ottima iniziativa. Gli italo-discendenti sono legatissimi ai luoghi d’origine e se viene una coppia di pensionati è probabile che vengano seguiti anche da figli e parenti che possono sistemarsi e lavorare qui. Quello delle Radici significa anche un turismo più consapevole e responsabile. In molti hanno già deciso di trasferirsi dall’estero e vivere nelle Marche”.

La Cultura è sempre stata il collante di queste “consonanze”, come le avrebbe chiamate l’illustre concittadino Giacomo Leopardi.

“Senza dubbio. Leopardi è un’icona che ci ha uniti nel tempo. Ma ancora di più Beniamino Gigli, recanatese, lui stesso emigrato e poi artista acclamato dalle platee di tutto il mondo. Nato poverissimo, non si dimenticava dei suoi connazionali: a fine concerto, replicava arie e canzoni fuori dal teatro per coloro che non avevano soldi per il biglietto. E’ stato lui il più amato”

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