Una vita al servizio della Città. I 36 anni di Ivano Tacconi in Consiglio comunale

(articolo di Maurizio Verdenelli) – Ivano Tacconi, 36 anni in Consiglio comunale. Una ‘carriera’ a Palazzo da encomio. “E’ stata una vera emozione” dice lui dopo la cerimonia durante la quale gli è stato consegnato lunedì scorso l’attestato nel corso della seduta consiliare. Una targa per il consigliere (ed assessore) recordman nel post guerra in fatto di (ri)elezioni, da parte del sindaco Sandro Parcaroli insieme con la vice Francesca D’Alessandro, il presidente del Consiglio Francesco Luciani e l’assessore Riccardo Sacchi dal quale è partita la proposta. Applausi bi-partisan per un degno ‘figlio’ del Palazzo per il quale sono state spese bene parole di cui si fa spesso uso improprio: generosità, tenacia, passione, abnegazione, senso della democrazia e della corretta dialettica portando a soluzione le giuste richieste della città e dei cittadini rappresentati.

Lo ricordo ancora Tacconi Ivano, venuto io un po’ controvoglia a dirigere una redazione (ne dovevo rialzare le sorti) al confine dell’impero diffusionale del ‘Messaggero’, in una splendida foto in b/n by Pietro ‘Briscoletta’ Baldoni.

 In perfetto blazer blu, camicia, cravatta e pantaloni in tinta perfettamente scelti (immagino) dall’adorata moglie Marisa, il consigliere dc  spazzava il marciapiede di viale Leopardi! Monito e prassi risolutiva alle critiche, 40 anni fa, riguardo a certe carenze della N.U. 

“Ed anche questo sono riuscito a sistemarlo!” mi disse qualche anno fa Tacconi dando un colpetto al panettone di marmo a capo della piaggia Floriani troncato da violenze (forse) da movida ed incuria.Tuttavia a caratterizzare l’attività di Tacconi è stata sopratutto  la lotta agli interessi per lo più occulti delle lobbies grandi e piccole. Lotta spesso solitaria, a sprezzo dei colpi di coda mancini ed intestini della sua pur beneamata Balena Bianca. Pagando ogni volta di tasca propria.

Sempre presente. Anche come reduce aviere alla tradizionale Festa garibaldina del 30 Aprile, quando Macerata ricorda la Vittoria di Porta S. Pancrazio. Vicino a tutti. Anche quel giorno portando a spalle la bara di Pietro, sulla quale aveva deposto una copia del ‘Messaggero’ il giornale/vessillo del ‘principe dei fotoreporter’ ucciso in un incidente stradale a Villa Potenza.

Tacconi Ivano l’ho visto sabato poco prima la riapertura di ‘San Giovanni’. “Un simbolo di maceratesità – mi ha detto – questa chiesa. La domenica a messa qui, poi al bar Romcaffè per la tazzina e il pacchetto di miscela da far durare tutta la settimana in famiglia. Pranzo, Maceratese, cinema, cena e a letto per una nuova settimana di lavoro. Ah, la cara, vecchia Città”.

L’Eterno Ragazzo lo era e continua ad esserlo, soprattutto, di Enrico Mattei. Morto lui, se n’era andato via dall’Eni seduta stante. Mattei fascista, gli chiedo? “I Potenti della Terra cercano di ammazzarlo un’altra volta. Fa paura il Piano Mattei per l’Africa, l’Uomo della redenzione del Continente sfruttato da colonialismo e post. Io ho lavorato con colleghi africani che Mattei addestrava in Italia e faceva rientrare a casa facendone classe dirigente del proprio Paese” s’infervora il matelicese pioniere Eni.

Un giovane Ivano Tacconi a Bronte con un collega nigeriano: uno dei ragazzi africani che Mattei faceva venire in Italia ed addestrati rinviava al Paese d’origine creando classe dirigente

In Africa lavora come inviato Onu il figlio Emanuele. A casa tornerà solo a Natale. Ieri alla cerimonia in Comune c’era l’altro figlio Luca. Non Marisa, deceduta alcuni mesi fa. “Lei è però sempre presente al mio fianco” s’emoziona Ivano. E sabato in piazza mostrandomi  i pantaloni che sbucano dal soprabito: “Chissà che direbbe Marisa… già lo so: che ho sbagliato l’accostamento!”. E si commuove (sottotraccia) al pensiero. (nella foto di copertina: Ivano Tacconi tra il sindaco Parcaroli, la vice D’Alessandro e l’assessore Sacchi. Alle sue spalle il presidente del Consiglio, Luciani)

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