“Ma che ha detto?”. Che la dica in tv o al bar, di questi tempi il politico di sinistra ha il divino potere di creare una sorta di stupore in chi lo ascolta (che diventa una solenne incazzatura in breve tempo). La gente normale purtroppo non lo capisce più e neanche si sforza di farlo. Passano direttamente alle interpretazioni: “Per me voleva dire…”. “No, guarda, credo ti sbagli…”.
Il politico di sinistra usa un linguaggio che sembra inventato apposta per essere incomprensibile. Tale idioma ha radici antiche che si devono nascondere (il proletariato, la lotta di classe, la borghesia capitalista) e che invece a sinistra avrebbero ragione d’essere, influenze più recenti (le “dichiarazioni d’intenti” di qualcuna tra le milleottocento correnti del Pd) e un futuro tutto da scrivere. Perchè con questo linguaggio – che i militanti devono decrittare prima di capire – troppa strada non si fa.
Il problema è che il linguaggio è espressione di ciò che si pensa, e il pensiero nelle “varie aree di riferimento” oggi è un poco tortuoso. Insomma, la sinistra “deve tornare a fare la sinistra” ma non ne ha voglia. Dovrebbe parlare di diritti e welfare e se ne dimentica. Per recuperare poi quali voti? Gli operai ormai votano a destra. Vengono in mente i versi di Pasolini: “Quando ieri a Valle Giulia /avete fatto a botte/ coi poliziotti,/ io simpatizzavo coi poliziotti!/ Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie,/ contadine o urbane che siano”. Pasolini si faceva capire.
Enrico Letta ha lasciato ieri la segreteria del partito e sapete come ha cominciato il discorso? “Sono stati mesi difficili perché c’è stato chiaramente un tentativo di sostituire il Pd, un tentativo che ora possiamo dire che è fallito”. Ma da chi? Chi è il mandante? Chi la vittima e chi l’assassino?
“La segretaria o il segretario del Pd non può passare tutta la giornata a cercare di mediare tra le posizioni dentro il partito”. Ieri Letta l’ha detta tutta e abbiamo sperato un attimo che fosse un’apertura a un linguaggio più normale e comprensibile. In sostanza ha detto che si è rotto le palle di dovere ascoltare tutti.
Ma poi ha ricominciato. “Il testo può essere migliorato in tante cose, ma è importante approvare oggi. Quindi vi chiediamo di votare questo testo, quello che abbiamo portato fino in fondo. E’ il manifesto della base politica della nascita del nuovo Pd”. Un manifesto? Ma di che, se sono tutti contro tutti? Un manifesto di sinistra però moderato con convergenze al centro? O un manifesto di centro che vira programmaticamente a sinistra per attirare i riformisti? Ma soprattutto: chi lo legge questo manifesto se è vuota la platea?
“Ma che ha detto?”.