Lo ha scritto un giornalista statunitense. Il libro si chiama “I giustizieri della rete” e ci spiega come internet si sia sostituito al pubblico ludibrio di tempi lontani che speravamo fossero morti e sepolti. La gogna “distrugge le anime, brutalizzando tutti, spettatori inclusi”. Se poi viene usata senza alcun motivo è ancora più riprovevole. La presunzione di innocenza garantita dalla Costituzione viene completamente ignorata a Civitanova nella vicenda Troiani.
Il presidente del Consiglio comunale, in assenza non solo di condanne ma anche di fatti rilevanti, ha visto in questi giorni la città tappezzata dall’opposizione di manifesti che fanno chiaro riferimento a lui. Nel primo si legge: “Non esistono una moralità pubblica e una privata. La moralità è una sola”. La loro, insomma.
E ancora: “La politica non è una cosa sporca. Sono i politici che con la loro condotta riprovevole possono imbrattarla”. “Sporca”, “Riprovevole”, “Imbrattare”: le parole sono già una sentenza. Al centrosinistra evidentemente piacciono le condanne senza processo.
Fino a un incredibile: “Per aversi una buona politica non basta aver violato il Codice Penale”. Dunque chiunque può essere messo alla pubblica gogna, in qualsiasi momento. Basta che faccia il politico e sia della parte avversa.
C’è qualcosa di profondamente antidemocratico e anticostituzionale in queste parole. Non si pretende la testa di qualcuno, in assenza di fatti o condanne. E’ per questo che il centrodestra farebbe bene a compattarsi e a non cedere alle lusinghe, inutile e dannose, del politically correct.
Coloro, e sono tanti, che hanno votato Ciarapica e i suoi alleati alle ultime elezioni vogliono sulla vicenda una condotta esemplare: una risposta netta che smascheri il tentativo delle opposizioni di sfruttare il (non) caso per far saltare il tavolo a Palazzo Sforza.