Due anni fa quattro americani su dieci hanno deciso di lasciare il proprio lavoro. L’hanno chiamata “Great Resignation”, un mix di scarse motivazioni, insoddisfazione diffusa, ripensamento della propria vita. Ha cambiato tutto la pandemia forse, ma certo ad essere intaccato è anche il modello neoliberista che piace sempre di meno, la qualità della vita è diventata centrale. Il record di dimissioni è planetario.
In Italia solo l’anno scorso hanno cambiato lavoro un milione e 600mila persone, 300mila in più del 2021. Tra i motivi, l’assenza, soprattutto per i giovani, di prospettive di crescita professionale e retributiva, lo stress, l’inadeguata offerta di servizi di welfare aziendale, la precarietà, la mancanza di riconoscimento delle performances lavorative, la difficoltà a stare dietro alle continue innovazioni che richiede la professione.