Elicotteri, caccia e “carne umana”, quella che Mosca può permettersi di perdere in grande quantità. Tutti al confine, giovani soldati senza addestramento che moriranno al fronte, per la nuova offensiva di terra nel Donbass che Putin vuole. Una campagna militare massiccia, forse per nascondere i veri risultati di una guerra che non produce effetti sperati, e parole conseguenti. “L’Occidente sta raggiungendo il punto di non ritorno” ha detto il ministro degli Esteri, Lavrov.
Le truppe ucraine resistono nell’est del Paese: simbolo ne è la cittadina di Bakhmut, dove si combatte ormai da mesi. Nel giorno 358 dell’invasione, la Russia fa fatica a rifornire l’esercito di carrarmati, avendone persi metà sul campo e non potendone costruire troppi per via delle sanzioni occidentali. Ritornerà indietro nel tempo, inviando al fronte quelli costruiti in epoca sovietica.
Intanto, con la pace sempre più lontana (non si vede per ora chi possa sedersi a un tavolo), momenti di vera tensione si sono vissuti ieri con aerei olandesi della Nato che si sono alzati in volo repentinamente per fermare tre velivoli russi “fuori posto” nell’area di Kaliningrad, lo spazio aereo della Moldavia è stato chiuso e la Norvegia ha avvertito che Mosca sta già posizionando navi e sottomarini con armi nucleari tattiche nel Mar Baltico.
Aspettando un imminente attacco russo di grandi proporzioni, i militari Usa stilano le priorità: “Quello su cui dobbiamo davvero concentrarci ora è la capacità dell’Ucraina di difendere i cieli attraverso l’artiglieria aerea, equipaggiata con le munizioni adeguate. I jet da combattimento non sono e non saranno così cruciali contro l’aviazione russa”. Da tempo hanno affermato chiaramente che la controffensiva di Kiev avverrà a primavera.